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LA SECONDA TAPPA DELLA NOSTRA BOLLICINA

VdBEccellenze italiane

Per la seconda fermata del nostro viaggio abbiamo goduto di alcune eccellenze italiane del metodo classico.

A farci compagnia quindi:

Il Franciacorta QZero 2009 di Quadra, il Trentodoc Maso Martis con il Brut Riserva 2007 e l’Alta Langa di Cocchi Bianc ‘d Bianc 2008.

Anche la nostra gola è stata ampiamente soddisfatta.

 

 

Il culatello di Faust Brozzi è stato oggetto di furto con destrezza da parte di tutti i commensali che, alternandolo allo strolghino, hanno creato una staffetta golosa e meravigliosamente ricca di sapori.IMG_3645

Stagionatura di 24 mesi, affinamento nelle cantine della “bassa parmense”, dove l’umidità e la nebbia contribuiscono a creare questi capolavori del gusto, solo 800 pezzi prodotti all’anno.

Una piccola grande opera d’arte.

 

Il Franciacorta QZero di Quadra, millesimo 2009.IMG_3647

Non so se sia per il fatto che a questa vendemmia abbia partecipato anche io (un leggero egocentrismo!), per il fatto che quell’anno l’uva sia risultata pulita e molto sana, o per il fatto che Mario Falcetti il suo lavoro lo sappia fare in modo impeccabile, ma la certezza è che abbiamo bevuto un vino straordinario.

Profumi franchi di pane tostato e di lievito, non fastidioso, un tocco di erba salvia e di mentuccia fresca, piccole evoluzioni di agrume insieme a frutta secca.

 

E una grande, magnifica freschezza che rende snello un Franciacorta dotato di trama estremamente fitta e complessa.

Che bel bere!

Il TrentoDOC Brut Riserva 2007 di Maso Martis, un’espressione classica del Pinot Nero del nord.

Con un po’ di boisé reso meno invadente da un tocco di limone qui e là.IMG_3652

 

 

Forse sboccatura un po’ giovane ma diamogli tempo, la struttura c’é, ed è bella, accattivante. Con queste bottiglie ci vuole pazienza, e noi ce l’abbiamo!

 

 

 

 

L’Alta Langa Bianc ‘d Bianc (già proprio in piemontese!) 2008 di Giulio Cocchi.

Imperdibile nella sua interpretazione dello Chardonnay di Langa trasformato in metodo classico.Cocchi

Elegante, fine, equilibrato. Una bella dama pronta per un gran ballo sulle note dolci di un valzer viennese, o a far pariglia con quelle altrettanto dolci del culatello, spumeggiando in bocca senza tregua.

E si riparte per il nostro viaggio, in attesa della prossima sosta….

LA PRIMA TAPPA DEL VIAGGIO DI UNA BOLLICINA

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Come pubblicato qualche tempo fa, il viaggio di una bollicina è iniziato con alcuni fortunati partecipanti.
Il primo stopover, o tappa, è stato di grande impatto.
I vini presentati, tutti Prosecco elaborati con metodo classico, hanno sorpreso non poco i commensali.
La tavola è stata arricchita con alcune prelibatezze cercate proprio per questa occasione.I formaggi di capra del Caseificio Lavialattea  sono davvero una chicca. IMG_3399Prodotti da latte di capre di tre diversi allevamenti, mai mischiati fra loro perché le caratteristiche presenti nel latte appena munto sono talmente differenti che sono state identificate per produrre determinate tipologie di formaggi.
Caprini semistagionati al naturale, al carbone e allo zafferano.
La focaccia di Claudio Gatti con albicocche e ananas imbroglia assai. Apri il sacchetto trasparente per tagliarla a fette (fettazze invero), lo richiudi e in men che non si dica ti ritrovi con la mano infilata nel piccolo buchino per strapparne pezzettini e, incurante del mondo intorno, gustarli come se non vi fosse un domani.IMG_3395
I vini, il Prosecco…le bollicine del primo stopover.
Allora, il .g di Cinzia Canzian de Le Vigne di Alice, con quella bella bevibilità e morbidezza, ha conquistato i palati dei commensali. IMG_3403
Fresco al punto giusto e particolarmente piacevole con i formaggi di capra, ha espresso il meglio con i profumi di frutta bianca, mele e pere comprese, non così scontati.
Il Sei Uno di Bellenda ha colpito per il suo carattere hors Prosecco. Molto secco, molto preciso e a tratti tagliente, ha sbilanciato chi era impreparato a bere Prosecco fatto con metodo classico.Infine lui, il gallo che canta fuori dal coro. Il Casa Belfi Colfòndo ha rotto ogni schema e spareggiato le carte.
Ma so che in questo caso o lo si odia o lo si ama. Non ci sono mezze misure.A me le mezze misure non piacciono perché ho sempre scelto da che parte stare.IMG_3411

 

Uomini e vini insieme all’insegna della qualità, un “must” per Pellegrini

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Il 12 e 13 Maggio scorsi la Pellegrini SpA ha organizzato due giornate dedicate all’assaggio dei vini e dei distillati che distribuisce in Italia.

La degustazione era riservata agli operatori del canale Ho.re.ca. e super Ho.re.ca.
L’allestimento è stato creato presso l’Agriturismo Solive, uno dei migliori della Franciacorta, e ha dato la possibilità a tutti i produttori presenti nel Carnet di degustazione di confrontarsi con un pubblico specializzato.

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La parola chiave che ha accompagnato questo evento, che ho avuto la fortuna di vivere in prima persona, è stata: qualità.
In primis la qualità dei prodotti presenti, italiani e stranieri, tutti, salvo rare eccezioni, con il produttore al banco di assaggio per dare una ragione e una spiegazione a quanto veniva versato nel bicchiere.
La qualità dell’organizzazione affidata a mani esperte e serie.
La qualità delle persone presenti, persone motivate e orgogliose di lavorare per questo team giovane e dinamico.

Più di 100 i produttori presentati, italiani ed esteri, più di 1000 i visitatori in due giorni di assaggi. Mica è uno scherzo!

Due location aperte per il pubblico: l’Agriturismo Solive, destinato alla presentazione dei vini e dei distillati, e la cantina stessa di Solive, produttrice del Franciacorta distribuito appunto da Pellegrini, destinata agli champagne e ai vini spumanti, quelli che io chiamo, in gergo “tecnico”, le bollicine.

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Ma il team Pellegrini non si è limitato a fare assaggiare i vini, no, certo che no.

Sono state anche organizzate Masterclass con un numero chiuso e selezionato di partecipanti fra cui spiccavano: la verticale di Jacquesson con quattro cuvée della serie 7: 737 – 736 – 735 – 733, guidata da Jean-Hervé Chiquet, uno dei due fratelli che conducono la Maison di Dizy ormai simbolo indiscusso di eccellenza nella Champagne; verticali di Campogrande Cinqueterre, tenuta da Elio Altare e Tonino Bonanni; Roncùs Collio bianco Vecchie Vigne, con Marco Perco, la falanghina Quintodecimo Via del Campo, di Luigi Moio, per citarne alcuni, sino ad arrivare ad una meravigliosa degustazione di 4 rum della Pellegrini Private Stock condotta da Alessandro Pugi, eminenza grigia in fatto di distillati.

Ovviamente la verticale di Jacquesson non l’ho mancata e, ogni volta che mi avvicino a questo champagne, mi vengono i brividi dall’emozione.

Dunque dicevamo la serie 7 con, a far da capofila, la cuvée 737, l’ultima uscita da casa Chiquet e relativa alla vendemmia del 2009, dal colore dorato e dalle note vanigliate e boisée, con un bellissimo sentore di frutta dolce e una bella acidità che lo solleva. Vino godibilissimo fin d’ora, provare per credere.

 A seguire la 736, base vendemmia 2008. La mia preferita della serie.

Colore meno intenso rispetto alla precedente e profumi nettamente più freschi e salini.

La mineralità e la freschezza cantano a squarciagola annunciando uno champagne che, purtroppo, secondo me deve ancora aspettare in cantina che arrivi il suo momento, quello perfetto.
Armiamoci di pazienza!

Arriviamo alla 735, millesimo di riferimento il 2007.
L’oro del bicchiere è molto marcato. Una sventagliata di profumi confetto si si leva solleticandomi il naso.
Sorso piacevole e croccante senza essere troppo di tutto. Un bell’equilibrio e una eleganza sottile.

Eccoci alla cuvée 733, elaborata a partire dalla vendemmia 2005.
Le condizioni meteo di quell’anno non furono particolarmente difficili ma il mese di Luglio fu un po’ troppo piovoso, favorendo lo sviluppo della botrytis.
Nonostante qualche difficoltà la Maison Jacquesson riuscì a produrre, con cura e meticolosità, uno champagne eccellente, ben al di sopra della media.
In effetti il mio assaggio conferma quanto sopra descritto. La 733 è una delle cuvée memorabili.
Equilibrio e potenza senza arroganza.
Pieno e moussoso in bocca, avvolge il palato totalmente e porta una pienezza confortante.
E’ minerale, fresco ma non magro e pungente.
Tanta frutta bianca fresca, tanto agrume, un paio di mandorle qui e li, e una bella nuance di crosta di pane tostato con il forno ancora aperto.
Un grande, grande vino. IMG_2994

Ma non è finita qui, Jean-Hervé ha tenuto in serbo la sorpresa finale: 733 DT in versione definitiva con etichetta!
Di questo vino non parlerò, se non per dire che secondo me è una vera opera d’arte cesellata da sapienti mani e dal tempo. Il resto lo avevo già scritto dopo uno dei miei viaggi in Champagne.
E’ stata però una forte emozione vedere un prodotto pronto e vestito e pensare che io l’avevo assaggiato ancora quando il suo nome era scritto a pennarello sulla bottiglia.

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E poi, durante il mio vagabondare sorseggiando, come scordare il meraviglioso Pétale de Rose di Château La Tour de l’Évêque, vino AOC della Côte de Provence IMG_2977con un uvaggio tanto vario (grenache, cinsault, syrah, mourvèdre, semillon, ugni-blanc, rolle) quanto delicato, certificato bio è profumatissimo e molto elegante.

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Oppure il Sancerre d’Antan di Henri Bourgeois fatto con il sauvignon blanc di una piccola parcella di vigne vecchie di 70 anni che crescono su terreno silex, affinato in barrique vecchie fino a sei anni e imbottigliato seguendo il ciclo lunare.
Forti emozioni in quel bicchiere, fortissime.
Dai profumi netti e puliti di roccia e minerale, a quelli più esotici delle spezie dolci raccolte in un paniere, per ritornare alla sferzata netta di succo di limone.

E ancora il Pouilly Les bois de Saint Andelain di Michel Redde, anch’esso prodotto da vigne di 40 anni e più che farebbe rinvenire chiunque con i suoi sentori di sale e di “pierre à fusil”.

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E che dire della gamma straordinaria di Willm, con tutte le sue bottiglie renane

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e i colori e profumi dell’Alsazia con i Riesling, Muscat e Gewürztraminer.

Che dire?

Semplicemente godere di tanta beltà e piacevolezza, di tanta serietà e lavoro, di tanta passione e competenza.

La qualità la fa la natura, ma ancor di più l’uomo che di essa ha cura e la rispetta.

Pietro Pellegrini lo sa bene quando sceglie i “suoi” vini e i suoi uomini, quelli che producono e quelli che vendono.

E lo capiscono bene anche gli uomini che i “suoi” vini li comprano e li bevono.

Questo feeling di qualità e di rispetto è quello che si è respirato durante i due giorni a Solive. E in tempi come questi, credete, non è poco.

IN CHAMPAGNE CON LA DAME DU VIN

Reims Champagne Vineyard

Blueteam

IN COLLABORAZIONE CON LA DAME DU VIN PRESENTA

CON LA DAME IN CHAMPAGNE

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1° giorno:

Partenza da Malpensa e arrivo all’aeroporto Charles de Gaulle. Trasferimento in minivan privato per l’hotel (La Villa Eugène a Epernay). Deposito dei bagagli e visita ad una delle grandi Maison di Épernay.

Pranzo in una delle enoteche presenti a Épernay, con degustazione di più champagne di diverso tipo e pomeriggio visita ad un piccolo RM Récoltant Manipulant della zona con relativa degustazione.

La Villa Eugène è un castello risalente al 19mo secolo che originariamente apparteneva ai fondatori di Champagne Mercier. 279L’Hotel merita di diritto una posizione su Avenue de Champagne, che alcuni ritengono la via più ricca del mondo per il numero infinito di bottiglie di Champagne che vengono conservate nei caveau delle grandi Maison la cui sede è appunto in Avenue de Champagne.280

 

A 10 minuti di cammino dal centro di Épernay La Villa Eugène dispone di sole 15 camere ognuna arredata in lussuoso stile Luigi XVI o in stile coloniale.

Questa elegante struttura offre una sala colazione, anticamente utilizzata come “orangerie”, con ampie vetrate che si aprono sul parco circostante e sul magnifico solarium dal quale si puo’ accedere ad una piscina esterna riscaldata.

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Cena in un ristorante gourmand di Épernay e passeggiata notturna lungo Avenue de Champagne

Situata nel centro della vasta regione vinicola dello Champagne, la città di Épernay è considerata capitale della regione stessa. Lungo  Avenue de Champagne si trovano dimore private dallo stile rinascimentale che oggi ospitano prestigiose Maison di Champagne.Epernay Sign

Questo non è l’unico tesoro che Épernay ha da offrire, però: sotto queste stesse case si snodano 100 km di cunicoli, dove viene conservato lo Champagne.

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2° giorno:

Dopo la prima colazione visita all’Abbazia di Hautvilliers.

Fondata nel 660 da un nipote di re Dagoberto, questa abbazia appartiene oggi alla società Moët et Chandon: normale, poiché all’ingresso del coro riposa il celebre dom Pérignon. Nel coro dei monaci (XVII-XVIII sec.), ornato da rivestimenti in legno, due opere religiose della scuola di Philippe de Champaigne. Sopra l’altare maggiore, grande lampadario formato da quattro ruote di torchio.

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 003_vinispecialiA seguire degustazione champagne in una cantina di RM di Hautvilliers e pranzo in un bistrot in Rue Avenue Dom Pérignon con menu a base di champagne.

 

 

 Pomeriggio visita alla Cooperativa di Passy Grigny con degustazione e gioco enologico diviso a squadre. Premio finale alla squadra vincitrice!

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Hostellerie_La_Briqueterie-Epernay-Restaurant-2-86312Ritorno a Épernay e cena di gala in un ristorante gourmand all’interno di un Relais & Château a Vinay.

 

 

 

 

 

3° giorno:

Dopo la prima colazione visita a due
cantine RM di Les Mesnil sur Oger,
e pranzo nel Ristorante di Anselme e Corinne Selosse Les Avisés.

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Pomeriggio visita ad una cantina di RM ad Avize. Ritorno ad Épernay e visita alle migliori enoteche del centro con degustazione di champagne e piatti tipici champenois.champccomme

 

 

 

 

 

Possibilità di acquisto di bottiglie di grandi Maison
e piccoli Récoltants da portare a casa.

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4° giorno:

Prima colazione e check out dall’Hotel.
Subito dopo partenza per Reims per una visita alla Cattedrale. 

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Cattedrale di Reims

Situata a 130 km da Parigi, Reims, detta “città delle incoronazioni” o “città dei re”, ospita quattro edifici dichiarati Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco nel 1991: la cattedrale di Notre-Dame, l’antica abbazia reale di Saint-Rémi e la sua chiesa abbaziale, la basilica di Saint-Rémi e l’antico palazzo episcopale, conosciuto col nome di Palazzo di Tau.

Fiore all’occhiello dell’arte gotica, la cattedrale di Reims, la cui costruzione iniziò nel 1211, beneficia dell’esperienza architettonica acquisita a Sens, Parigi, Senlis, Soissons e Chartres e testimonia una significativa conoscenza delle nuove tecniche architettoniche apparse nel XIII secolo.

 La pianta a croce latina è quella di un vasto edificio, dalle dimensioni ambiziose. La navata raggiunge i 38 metri. Il peso della volta è controbilanciato da archi rampanti, magnificamente decorati. Scrigno di luce, la cattedrale esalta l’arte della vetrata, particolarmente presente in Champagne-Ardenne; il visitatore vi può ammirare le vetrate gotiche, magnificamente restaurate o ricreate dopo la Prima guerra mondiale, e le vetrate contemporanee di Marc Chagall, di Brigitte Simon e di Imi Knoebel.

 La cattedrale di Reims rimane ineguagliata per la ricchezza della sua statuaria. Prima del 1918, contava più di 2300 statue. Mai prima di allora gli artisti erano riusciti a dar vita alle sculture: il celebre Angelo del sorriso, il San Giuseppe, o la Serva diventano dei personaggi a tutti gli effetti.

breves5051bddf57e52_1-650957 Pranzo in una delle brasserie più storiche del centro.

 

 

 

 

A seguire visita cave e degustazione privata presso una importante Maison di Reims.GASTRONOMIE - Caves Taittinger, Reims

 

 

 

 

 

Nel tardo pomeriggio partenza per l’aereoporto Charles de Gaulle e rientro in Italia.

 La quota, che verrà comunicata su richiesta, comprende: 

  • Pernottamento in camera doppia superior in FB (Full Board) dal pranzo del giorno di      arrivo al pranzo del giorno di partenza
  • Tassa di soggiorno
  • Visite alle cantine
  • Minivan privato a disposizione
  • Degustazioni comprese nel programma
  • Sommelier italiana/accompagnatrice a disposizione per tutta la durata del soggiorno (La Dame)
  • Due bottiglie di champagne a testa, una di una grande Maison e una di un piccolo RM come pensiero di “bonheur” da parte della Dame du Vin.

 Il costo del volo A/R Milano-Parigi verrà dato con indicazione perchè il prezzo sarà variabile in fuzione di date/disponibilità.

I viaggi sono fatti per gruppi di 6 persone max.

Le date di partenza saranno decise in concomitanza con le esigenze del gruppo.

Il programma può essere soggetto a piccole variazioni in funzione dei desideri del gruppo itinerante.

Gli ospiti potranno acquistare bottiglie di champagne fino a un massimo di 2 casse a testa senza avere l’onere di trasportarle in aereo.

La Dame penserà a recapitarvi a casa lo champagne una volta tornati in Italia.

Per tutte le informazioni e richieste: info@ladameduvin.com oppure mirella.ciceri@blueteamtravel.it mettendo in oggetto:

VIAGGI IN CHAMPAGNE CON LA DAME.

BUON VIAGGIO  !

 

Blueteam

 

Blueteam Travel Network srl – Via Risorgimento, 70 – 22070 Luisago (Como) tel. 031 9090784

 

 

GLASS HOSTARIA: una vetrina del bello e del buono in pieno Trastevere

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GLASS HOSTARIA
58, Vicolo del Cinque
00153 Roma
Tel: +39 06 58335903
infoglass@libero.it |

Dato che per 25 anni della mia vita mi sono occupata di questioni legali societarie, ho sempre avuto un certo debole per gli avvocati e molti di quelli con cui ho lavorato erano donne.

Ho anche sempre manifestato la mia passione per gli champagne e la buona cucina, quella vera, di sapore e di sostanza.

Riuscire a incontrare però una donna, laureata in legge in Italia, laureata in arte culinaria negli States, insignita di una stella Michelin nel 2010, attiva, non scontata, curiosa e appassionata, che avesse entrambe le caratteristiche espresse sopra non è cosa da poco. E a me è successo.

A Roma, poco tempo fa.

Bandite le Louboutin a causa dei sampietrini (poco male, si possono portare in borsa), con un semplicissimo tacco 9 raggiungo l’ingresso del ristorante, poco distante da Piazza Trilussa.

Fra le varie pizzerie, osterie locali, tavoli imbanditi e pieni di turisti fuori nei vicoli, mi accoglie un ambiente pulito, trasparente, luminoso: GLASS HOSTARIA.

GlassColori chiari e caldi, essenziali. Come la mise en place e l’arredamento.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il menu è estremamente interessante e risultato di uno studio preciso sulle materie prime, non solo italiane, non solo europee.

Glass1Prima di decidere, e non è una scelta facile, la cucina allieta con un amuse bouche fatto di cocco, datterini e gamberetti bianchi di Anzio.

La delicatezza del cocco e la sfrontatezza dei pomodorini si guardano in faccia e decidono di fare amicizia.

Ne avrei voluto una tazza intera. Ma, giustamente, serve “solo” a solleticare lo stomaco e quindi passo all’antipasto: polpo, chorizo, paprika, giardiniera di limone e camomilla.

 Piatto orizzontale, dai colori molto caldi e fatto da tanti componenti.

Glass2Non vanno provati singolarmente, vanno assaggiati tutti insieme per poter dare modo di ricreare quell’equilibrio perfetto che riuscivo a scorgere a primo acchito con lo sguardo.

E’ un piatto fresco, leggero, dove la leggerezza del polpo viene resa più interessante dalla consistenza e dal sapore più deciso del chorizo, a cui fa eco una bella nota acidula data dal limone.

E come main course, io che adoro le Coquilles St., cosa potevo prendere?
Cappesante, pistacchio di Bronte cucinato in dashi, funghi. (dashi: leggero brodo di pesce usato nella cucina giapponese, ebbene si ho dovuto googlare!).

Le ho mangiate spesso in Francia, dove credo siano davvero bravi e non scontati a cucinarle, ma queste sono monumentali.

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Croccanti in modo perfetto fuori e morbidissime quando si masticano. La crema di pistacchio è densa ma molto leggera e gustosa e quei funghi regalano una nuance di amarognolo meravigliosa.
Sono talmente in estasi che non mi viene nemmeno in mente di assaggiare il pane, che, di per sé, ha proprio un bell’aspetto e profumo.

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Mi concedo invece un dolce, una rielaborazione della classica cassata: una sfera a base di cioccolato bianco, all’interno ricotta di pecora della campagna romana, arancia candita di Corrado Assenza e latte di mandorla fatto da loro.(Cristina mi dice poi che Corrado le ha concesso l’arancia candita e Fabiana Gargioli gliel’ha consegnata personalmente – che dire…fortunata vero?).Glass5

Appena si rompe quella biglia ne esce una magica pozione e lì mi innamoro della cucina di Cristina!

 

 

 

 

 

 

Stranamente non parlo dei vini, stranamente non ho preso uno Champagne, stranamente non ne ho avuto bisogno. La carta dei vini è meravigliosa e l’elenco degli champagne interminabile.

Ma a volte occorre fare buon viso a cattivo gioco e non tutti gradiscono le bollicine mentre pasteggiano.

Mi aspetta un duro lavoro ancora!

Quello che mi ha veramente stregata è stata la mirabile scelta delle materie prime, sempre innovative, mescolate fra loro come in un quadro di Cézanne che usa il colore per costruire forme.

“Cézanne dipinge a macchia, come se ogni pennellata fosse una tessera di mosaico che da sola appare astratta, priva di significato figurativo, ma accostata alle altre rende visibile un oggetto”.

Cristina usa le materie prime come macchie di colore, e accostando le une vicino alle altre, rende magici i suoi piatti e meraviglioso ogni assaggio.

Una nota anche per tutto lo staff che rende sobrio e impeccabile tutto il servizio, con grande classe e competenza.

Alla fine della cena Cristina si avvicina al tavolo, c’è anche suo marito Fabio. Lui ha aperto il locale e ha creduto nella fantasia di un quasi avvocato. Per inciso sia Cristina che Fabio hanno un altro locale a Roma: Romeo, Chef & Baker.

Due chiacchiere, i miei complimenti e la promessa di rifare quanto prima questa esperienza stupenda.

Tanto, Cristina, ci vediamo comunque fra poche ore al Taste!

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VIAGGIO DI UNA BOLLICINA, DALL’ITALIA ALLA FRANCIA. CHEZ LA MAISON DE LA DAME

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Per più di due ore attraverseremo il fascino degli spumanti e degli champagne, vini che io amo chiamare Bollicine, e che hanno, da sempre, un fascino particolare.
Sono gli unici vini al mondo che possono accompagnare, dall’antipasto al dolce, un pranzo o una cena, sia a base di pesce che di carne, di verdura e di formaggi.

Non amo paragonare i diversi tipi di spumanti se le connotazioni sono diverse.
Mi spiego meglio.
Il metodo classico, quello con cui si produce lo Champagne, il Crémant, il Franciacorta, il Trento DOC, l’Alta Langa, taluni Prosecco, per citare i più conosciuti, ha tali caratteristiche ben definite che sono impossibili da assimilare agli spumanti prodotti con il metodo Martinotti o Charmat.

Così come è improprio fare un paragone fra Champagne e metodo classico prodotto altrove: le differenze di suolo, clima, esposizione geografica, sistema di affinamento (in una parola “terroir”) sono troppo diverse per poter essere confrontabili.
E’ estremamente curioso e piacevole riuscire ad intercettare le differenze gustative fra le une e le altre.

Ecco perché La Dame du Vin propone, in location adatte, delle serate improntate su diverse tappe geografiche che, alla fine, ci condurranno in un viaggio di emozioni gustative sempre più coinvolgenti.

Saranno 4 gli “stopover” previsti e per ogni sosta 3 vini da poter degustare al meglio, con me, e con tutte le informazioni necessarie a comprendere meglio questo mondo:

  • Prosecco – Come dire di no a un vino che viene declinato in millemila modi e che è il primo passo per avvicinarsi alle bollicine?
  • Trento DOC, Franciacorta, Alta Langa – Eccellenze italiane del Nord, grandi vini, anche di piccole cantine.
  • Crémant – Le “altre” bollicine francesi, quelle quasi sconosciute, ingiustamente!
  • Champagne – La conclusione e la coronazione del nostro viaggio, en souplesse…..

Ci faranno compagnia le focacce di Claudio Gatti, i formaggi di Gigi, il culatello di Faust Brozzi e il Paga Negra della Fenice.

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CORSI AL MARTEDI’ PRESSO LA MAISON DE LA DAME
dalle 20:30 alle 23:00 

1)   Prosecco Metodo Classico                                         27 Maggio martedì

  • G de Le Vigne di Alice
  • Colfòndo di Casa Belfi
  • Bellenda

Formaggi di capra freschi del Caseificio Lavialattea e focaccia pesche, albicocche e ananas della Pasticceria Tabiano di Claudio Gatti

2)   Franciacorta/Alta Langa/Trento                             3 Giugno martedì

  • Quadra Qblack Franciacorta
  • Cocchi Bianc ‘de Bianc Alta Langa Metodo Classico
  • Maso Martis Trento DOC Brut Riserva 2007

Salumeria nostrana italiana, culatello di Faust Brozzi e pani speciali

3)   Crémants                                                                  10 Giugno martedì

  • Crémant d’Alsace Georges Klein – Pinot Blanc, Pinot Gris, Chardonnay
  • Crémant de Loire Domaine Dutertre –Chenin Blanc, Chardonnay, Pinot Noir, Cabernet
  • Blanquette de Limoux Alain Cavaillès – Mauzac, Chenin, Chardonnay

Formaggi stagionati di Gigi Formaggi e focaccia alla birra di Claudio Gatti 

4)   Champagne                                                               17 Giugno martedì

  • Bollinger Special Cuvée – Assemblage Pinot Noir, Chardonnay, Pinot Meunier
  • Pierre Moncuit Cuvée Delos Blanc de Blancs Grand Cru – 100%        Chardonnay
  • Alain Réaut Brut Tradition Blanc de Noirs – 100% Pinot Noir biodynamique
  • Dom Caudron Cuvée Vieilles Vignes Blanc de Noirs – 100% Pinot Meunier

Jamon Iberico de Bellota Patanegra de La Fenice, Parmigiano Reggiano 24 mesi di stagionatura, pani speciali.

LA MAISON DE LA DAME

Via Libertà 12

22070 Guanzate (CO)

+39 335 7093528

info@ladameduvin.com

Philippe Gilbert: uno champagne che corre al Tour de France

Philippe Gilbert

Champagne Philippe Gilbert – Cuvée La Jolie Fillette
35% Pinot Noir – 30% Pinot Meunier – 35% Chardonnay
Brut Premier Cru

 

Nasce da un’idea di Giulio Menegatti e Luca Gatti questo champagne fatto con le uve di villaggi Premier Cru nei dintorni di Aÿ.

 

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Philippe Gilbert è il ciclista belga(giovane e direi anche carino) che vincendo una tappa del Tour de France che Giulio e Luca stavano guardando,
ha ispirato questo nome.

Le loro etichette, che riportano quadri di Marc Chagall sono state registrate presso CIVC di Epernay e possono essere liberamente commercializzate in tutto il mondo.

La Cuvée La Jolie Fillette riproduce il dipinto “La Promenade”.

Ma veniamo allo champagne.

I profumi si espandono appena lo verso nel bicchiere. Colore deciso ma non eccessivamente carico.

Albicocca, ananas, crosta di pane, burro fuso, agrumi. In successione e senza troppe pause.

Bocca asciutta ma ben bilanciata.

Ritrovo molta ananas, tanto cedro, una nota amara di pompelmo giallo e il burro appena messo in padella a fondersi.

Una bella piacevolezza resa ancora più interessante dalla persistenza.

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Non ha una complessità da strapparsi i capelli e non reggerebbe un piatto di carne o di pesce salsato ma per un aperitivo con piccoli amuse-bouche, tartare di pesce o crostacei posso assicurare che c’è da divertirsi, e seriamente anche!

Parola di Dame

Voto: 87/100

Distribuito da:
G.M.F. Srl
Via San Marco 11/c
Padova
www.giuliomenegatti.it

La sorpresa è dietro casa: RISTORANTE LA TARANTOLA

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Ristorante La Tarantola
Via della Resistenza 29 – Appiano Gentile (CO)
Tel. 031 930990
info@ristorantetarantola.it

Da convinta milanista non amo particolarmente attraversare Appiano Gentile, a meno che abbia uno scopo ben preciso e non abbia strade alternative.

Detto questo ieri l’ho fatto e devo dire, in tutta sincerità, che ne è valsa veramente la pena.

La Tarantola  si trova a pochi minuti dal centro di Appiano, immersa nel verde dei boschi che danno un ampio respiro alla veranda che si affaccia direttamente su essi.Una bella ala del ristorante è stato ristrutturato non molto tempo fa per far posto a grandi e numerosi tavoli per banchetti, sempre con gusto e garbo.

TarantolaSi è aggiunta anche una nuova piccola sala, con muri di vetro e un bellissimo camino, dal design molto essenziale, che mette allegria e che ieri, giornata molto fredda e umida per essere il 30 Aprile, era fortunatamente acceso.
Mise en place semplice ed essenziale, come piace a me, ma senza sfociare il quel minimalismo ostentato ormai appartenente alla vecchia scuola.

 

 

Appena seduti si materializza una gentile signorina per portarci acqua e piccoli panini fatti in casa.
Dopo cinque minuti arriva Vittorio, patron e chef del Ristorante che ci illustra il menu.

Come mi conviene abitualmente, prima di ordinare i miei piatti, voglio vedere la carta dei vini, l’elenco degli champagne.
Vittorio dice che secondo lui potrei divertirmi. E in effetti ha ragione.

A parte i grandi elencati all’inizio: Krug, Dom Pérignon, Bollinger, Roederer, Pommery e Greno a prezzi ragionevolissimi, tutti gli altri RM sono suddivisi nelle regioni della Champagne e quindi:

Vallée de la Marne: Baron Fuenté e Tribaut
Montagne de Reims : Margaine, Lallement, Marie Noëlle Ledru, Telmont
Côte des Blancs : Claude Cazals, Lamiable
Côte des Bars : Bouchad, Horiot, Vouette et Sorbé

E poi Philippe Gilbert, Franck Pascal, Roses de Jeanne.
Un ventaglio ben costruito perché per ogni produttore vi sono almeno due cuvées presenti.

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I prezzi sono veramente molto competitivi e capisco che Vittorio è appassionato di Champagne, lo ama, lo beve. E vuole che anche i suoi clienti abbiano questa possibilità. Per questo le cifre richieste non sono spropositate.

 

Decido per una Cuvée Vive di Claude Cazals, un Blanc de Blancs Extra Brut che ho già bevuto, e acquistato direttamente da loro a Les Mesnil-sur-Oger. So che è molto verticale, fresco e agrumato ma mi ricordo anche quanto fosse persistente e piacevole da bere.

Vorrà dire che giocherò un pochino con la morbidezza dei piatti.

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Scelgo infatti una millefoglie di manzo con burrata, pomodori, pesto di olive e cialde di pane croccanti come entrée e maccheroncini di kamut al pettine con asparagi, robiola, maggiorana e terra di bosco a seguire come piatto principale.

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Come amuse-bouche una piccola ciotolina di lenticchie rosse e biscotto di parmigiano.Tarantola2

Il “pairing” dei piatti rimanenti si rivela vincente e termino la bottiglia con una piccola selezione di formaggi francesi, compreso il mio adorato Comté, che Vittorio ci porta al tavolo.

 

 

 

Caffè e piccola pasticceria completano quello che ho definito una gustosa e tranquilla colazione fuori programma.

Un particolare plauso all’accuratezza dei dettagli, sia in sala che nel servizio. Ben fatto Vittorio!
Ci sarebbero un paio di errori da correggere nella lingua francese…ma nessuno è perfetto.

Ristorante promosso, a pieni voti. A volte per stare bene basta guardare dietro l’angolo.

Parola di Dame.

 

Girovagando per Grand Cru, davvero.

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Tutte le volte che parto per la Champagne preparo meticolosamente il mio viaggio.

Fisso gli appuntamenti cercando di non riempire la griglia in modo da non avere troppe degustazioni che si accavallano, prenoto alberghi e, quando riesco a fissare date, anche ristoranti, fisso la tappa di metà strada in Alsazia. Insomma una vera e propria organizzazione di viaggio che deriva probabilmente dalla mia forma mentis molto pragmatica.

Quello che non riesco a controllare è l’emozione che mi prende guardando la cartina, rileggendo i nomi di produttori, pensando ai vini che ho assaggiato e che vorrei assaggiare, guardando le foto del viaggio precedente come dispensatrici di sentimenti nostalgici.

Questa volta di appuntamenti ne ho fissati molti meno, sono andata per il salone di Aÿ: Terres et Vins de Champagne dove, lunedì 14 Aprile, erano presenti una ventina di produttori, vignerons, fra i più conosciuti e apprezzati.

Strada facendo ho scoperto che di saloni ve n’erano ben 11, concentrati in soli 3 giorni, sparsi fra Aÿ, Champillon, Ambonnay, Reims, e Épernay.

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Oltre alle varie visite in cantina e degustazioni di chicche particolari fatte su invito personale dai vari produttori della Champagne.

Insomma, mi sono trovata su una giostra meravigliosa senza nemmeno saperlo e ovviamente ho fatto tutti i giri concessi.

 

 

 

Scriverò quindi dell’esclusiva degustazione dei vecchi millesimi di Fûte de Chêne, di Henri Giraud, della colazione con Jean-Hervé e Laurent Chiquet della maison Jacquesson, della visita alla cooperativa Dom Caudron, con le sue cuvèe a base di Pinot Meunier, degli champagne della Cooperativa di Les Mesnil a Les-Mesnil-sur-Oger, uno dei 17 comuni Grand Cru considerati fra i migliori per la produzione di Chardonnay.

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Quello che pero’ nella Champagne davvero mi muove e commuove è girovagare in auto fra un vigneto e l’altro fermandomi quando ne sento il desiderio, fotografando le prime gemme della vite che stanno nascendo e i campi di olio di colza che regalano una macchia di colore a tutto il paesaggio come i girasoli di Van Gogh.olio di colza1

La strada che porta da Épernay a Cramant, Avize, Oger e Le Mesnil sur Oger la percorro ogni volta ed ogni volta mi si allarga l’orizzonte quando arrivo all’incrocio e scorgo la grande vetreria Saint-Gobain proprio a lato.

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E’ l’energia che si sprigiona e che posso sentire pulsare in me. Sono le lacrime che mi scendono, senza averlo chiesto e senza preavviso, ogni volta che respiro profondamente e chiudo gli occhi convinta di essere inghiottita in una spirale senza tempo, come la piccola Alice nel paese delle meraviglie.

Ed è la stessa passione che provo quando bevo i vini di questa terra e ascolto, come fosse sempre la prima volta, i racconti di chi, quei vini, li ha voluti e aiutati ad arrivare a me, a noi, in quella bottiglia che apro come fosse una meravigliosa scoperta, tutte le sacrosante volte.

E questa sensazione così strana e bella io la vorrei proprio condividere e vorrei trovare compagni di viaggio che non vogliano fermarsi al proscenio e alla ribalta, ma che vogliano vedere dietro le quinte come si prepara questo spettacolo naturale, con curiosità e con tanta voglia di imparare.

Al prossimo viaggio allora, vi aspetto!

Votre Dame.

 

 

La selezione delle QUVÉES…da Quadra Franciacorta.

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E’ il sesto anno consecutivo che vengo invitata da Mario Falcetti, Direttore Generale di Quadra Franciacorta , a partecipare all’importante tavolo di degustazione che porta alla scelta dei vini da utilizzare nelle cuvée che avranno come base la vendemmia dell’anno precedente.

Il panel di degustazione,  si fonda su elementi di spicco ormai consolidati come i sommelier Davide Bonassi e Marco Pozzali (quest’anno assente per una influenza), il proprietario della cantina Quadra, Ugo Ghezzi, con sua figlia Cristina, il responsabile di produzione, Sergio Gatti,  la responsabile del controllo qualità, Antonia Tancredi e quest’anno su alcune importanti new entries fra cui lo Chef stellato del ristorante Dispensa Pani e Vini  di Erbusco , Vittorio Fusari  , oltre che, anche lui per la prima volta, il figlio di Ugo Ghezzi, Marco.

25 persone sedute intorno ad un tavolo che esprimono le loro opinioni in fatto di vino e la loro visione sul vino del futuro in base a quanto hanno nel bicchiere.

Tavolo della commissione

Questo momento, di solito messo a calendario la primavera dell’anno successivo alla vendemmia, è di fondamentale importanza nella produzione di un metodo classico.
E’ il momento in cui i vini, che hanno svolto la prima fermentazione alcolica singolarmente, in base al vitigno, nelle vasche d’acciaio, o nelle botti di legno, vengono “miscelati” fra loro, in quantità diverse, in modo che le caratteristiche tipiche di ognuno dei vini che concorre possano confluire nel risultato finale, e quindi nel blend risultante.

Le caratteristiche tipiche non sono date solo dai diversi tipi di vitigno ma dalla posizione del vitigno stesso, dall’esposizione solare, dal tipo di coltivazione, dall’età delle vigne, dal momento in cui viene vendemmiato.

I vini della prima fermentazione, quindi, hanno differenti note aromatiche che, insieme come in un matrimonio, e in base al carattere che si vuol dare al vino finale, vengono sapientemente coniugate per dare vita ad una armonia del gusto, proprio come i diversi strumenti di un’orchestra si avvicendano creando l’armonia della musica sotto l’egida del direttore d’orchestra.
Nel nostro caso il direttore d’orchestra, è lo Chef de Cave: Mario Falcetti.

L’assemblaggio della produzione verrà poi effettuato nelle grandi vasche d’acciaio dove verrà fatto il “tiraggio”, ossia inserita la “liqueur de tirage” che darà luogo alla seconda fermentazione, quella in bottiglia, quella dove si creano le famose bollicine degli spumanti.

La prima selezione, quella veramente a tappeto, viene fatta a priori in cantina, da Mario, Sergio e Antonia.

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Sono loro che, spillando il vino dalle vasche e miscelandolo nelle provette di laboratorio in percentuali diverse, riescono a produrre i tre blend migliori che poi verranno portati all’assaggio della commissione.
Quello che noi ci troviamo sul tavolo, di conseguenza, è il trittico della migliore selezione fatta a monte.

 

 

Prima di iniziare Mario ci saluta ed esprime la sua idea sul momento che andiamo a vivere e, in generale, sul Franciacorta, vino in cui crede da anni e che ha dimostrato di sapere fare bene con i suoi prodotti sempre in continua evoluzione qualitativa.
E’ una fase fondamentale, forse la più significativa che si ripete annualmente dalla primavera 2009, nella vita dell’azienda e corrisponde al “battesimo” dei nostri Franciacorta e sono solito associare questo momento al “collo della clessidra” attraverso il quale l’uva si accinge a divenire Franciacorta. Le vigne, i vitigni, le selezioni che dalla vendemmia e sino ad oggi hanno vissuto di vita propria, ciascuna interpretata in modo da esprimerne al massimo le potenzialità, oggi, perdono la propria identità facendola confluire nelle quvée che tra qualche anno saranno bollicine compiute.
            Sin qui la cura dei nostri vini base è stata garantita dallo staff aziendale ma in quest’occasione ho il piacere di condividere il nostro lavoro con la vostra esperienza, il vostro gusto, le vostre aspettative.”

Ci parla della selezione manuale delle uve, dell’impiego esclusivo della prima frazione di pressatura, della valorizzazione della acidità primaria evitando le malolattiche, dell’impiego modesto di solfiti aggiunti, della valorizzazione del Pinot Bianco, vitigno a lui sempre caro.
Insomma ci parla da uomo innamorato, del suo lavoro in primis, e di questa terra poi.

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Le postazioni sono pronte: tovaglietta, tre bicchieri per il vino, uno per l’acqua, qualche grissino per il “fondo”.

 

 

 

 

 

 

 

Viene distribuito il foglio con le 7 selezioni che dovremo fare, 3 vini per ognuna:

QSatèn – solo uve a bacca bianca, solo Brut e pressione di 4.5 atm/lt
EretiQ – la scommessa di Mario, un Franciacorta fatto solo con Pinot
Qzero – il brut nature
Quvée 82 – il millesimato
Qrosé – l’anima rosa
Qblack – la “mise en bouche”, quello che comunemente viene definito il prodotto “base” e che sarà realizzato al momento dopo la scelta delle altre Quvée.

Si parte avvinando il bicchiere e la bocca con un’anteprima di EretiQ 2010, blend di Pinot Bianco e Chardonnay dopo 32 mesi di sosta sui lieviti. Profumi intensi, bella vivacità, freschezza impagabile. Una bollicina più “nordica”, l’ha definita il mio amico-collega Davide Bonassi.

Si comincia la valutazione, si tratta di capire quale dei tre vini che abbiamo nel bicchiere sarà il più indicato a divenire Satèn 2014, tenendo presente che:
– Nella bottiglia si svilupperà l’anidride carbonica della seconda fermentazione in ridotto (bottiglia);
–  Il vino riposerà per almeno 30 mesi sui lieviti (24 di disciplinare ma MF lascia che il tempo abbia la sua parte importante nella formazione del vino)
–  Ci sarà un minimo di residuo zuccherino dovuto all’aggiunta della liqueur d’expedition
–  Il Satèn dovrà comunque essere elegante, morbido, avvolgente, e dotato di una bella freschezza e sapidità.

E si continua così per ogni valutazione che si deve fare, ricordandosi che il prodotto finale di quanto stiamo degustando noi, avrà sì l’anima di quanto stiamo bevendo ora, ma tutto il resto sarà completamente diverso. E questo compito non è facile.
Il vino nel bicchiere, quello che i francesi chiamano “vin clair”, è un vino fermo, senza anima profonda, con acidità alle stelle e disarmonia molto accentuata.
Ma non è questo ciò che il degustatore chiamato a compiere una selezione del genere deve giudicare.

Lui deve cercare di immaginare l’evoluzione del vino partendo da una base tangibile. Dovrà pensare all’armonia di cui parlavamo all’inizio come a un punto d’arrivo dopo un viaggio per nulla banale e monotono.

Dovrà altresì pensare all’immagine della Cantina per cui è chiamato a selezionare e alla coerenza della gamma dei suoi vini. Dovrà pensare alla reazione del pubblico che poi gusterà questi vini nei diversi locali e ristoranti.

Insomma deve tenere conto di una serie di fattori e di variabili che possono far prendere una direzione piuttosto che un’altra.

Questa responsabilità, nelle cantine di Franciacorta, così come nelle Maison di Champagne, viene demandata allo Chef de Cave che si avvale, come abbiamo detto, di un pool di persone fidate da cui prendere spunto e suggerimenti.

E se, come Mario Falcetti, è un capo democratico, la decisione presa scaturisce da una votazione delle diverse preferenze dove, il capo, ha comunque diritto ad un “casting vote” per carica acquisita.

L’esperienza è una tra le più interessanti, sebbene complesse, nella vita di un sommelier e appassionato di spumanti.

Ci si confronta in modo aperto e diretto, si esamina il contenuto di ogni bicchiere valutandone i fattori più disparati, si parte dal presente per approdare ad un futuro che non si conosce, si immagina, in base alla propria esperienza e sensibilità gustativa. Si apre un mondo misterioso e invitante.

Alla fine di questa “tavola rotonda” ci si sente provati, stanchi, un po’ stralunati. Degustare dei vini che hanno ben poco di quelle caratteristiche piacevoli che di solito si ritrovano in una bottiglia di Franciacorta lascia a dir poco esausti.

Ma la passione, l’amore, la curiosità e la voglia di scoperta che muovono questi passi, sono talmente forti che la stanchezza si lascia alle spalle e si è felici come fanciulli per aver partecipato alla nascita di qualcosa di meraviglioso: i nuovi vini.

Ahhh….ça fait du bien à mon coeur.

Parola di Dame.