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Il riso abbonda…nella cucina dei Costardi

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Ad ogni mio compleanno, che cada in qualsiasi giorno della settimana, mi concedo una colazione o una cena in un ristorante che scelgo con molta cura.
Quest’anno avevo diverse soluzioni in mano, grazie al mio pusher ufficiale, l’amico Allan Bay, che è una fonte inesauribile di ricette (con le quali ho sempre fatto un figurone) e di ristoranti.

La scelta di andare da Christian & Manuel Costardi non è stata casuale. Amando il riso in modo particolare, sia quando lo cucino che quando lo gusto cucinato da altri, mi ha attratta il fatto di poter degustare in un solo pasto, due o tre qualità di riso che non fosse scontato o già conosciuto.

Devo dire che l’obiettivo è stato raggiunto.

Dopo avere “prelevato” la mia best friend Patrizia, raggiungiamo Vercelli in poco tempo.
Il Ristorante si trova in un’ala dell’Hotel Cinzia, la mamma di Christian e Manuel, che ne continua la gestione.

Ci accoglie lei, sorridente, e ci guida verso la sala ristorante che si apre su un ambiente molto luminoso e confortevole.

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Christian e Manuel sono impegnati nella registrazione di una puntata per un programma televisivo che sarà trasmesso a breve, e ad accoglierci c’è Elisa, la maÎtre storica del ristorante (scopro più tardi) e comunque una bella ragazza mora con un piglio risoluto e il viso più che simpatico.

Ci fa accomodare al nostro tavolo e comincia a raccontarci qualcosa sul ristorante e sui menu proposti con una padronanza di linguaggio che mi sorprende in modo piacevole. Bella, brava e anche molto professional. Diamine, non mi piace parlare delle quote rosa ma in questo caso Elisa è la persona giusta al posto giusto.
CMCCome mio solito mi faccio dare la carta del vino prima di dare una sbirciata all’elenco delle portate e vado diretta sulla pagina degli champagne.

Elenco molto preciso, diviso per produttore in ordine alfabetico, con annata e vitigni. Mi colpisce la mancanza di parecchie etichette blasonate di importanti Maison. Cosa che, mi spiegherà Christian più tardi, è stata fatta per scelta.

In questo momento non ne sento proprio la mancanza, devo dire.

Scelgo quindi una bottiglia che non ho mai provato, di un produttore biodinamico (serio) che conosco: Cuvée Les Chênes di George Laval, vintage 2002.
Non lo descrivo qui, lo farò a momento opportuno.

CMC3Sappiate che comunque è uno champagne vibrante, caldo e molto, molto complesso. Una delizia insomma.

 

 

 

 

 

 

 

Elisa ci spiega che volendo provare due/tre risotti non è proprio il caso di abbondare con il resto perché le porzioni non sono proprio mini e la tendenza a sentirsi comunque soddisfatti arriva prima di quanto si immagini.

Imbastiamo un menu tagliato a misura che prevede un paio di assaggi come entrée e tre risi particolari in successione:

  • Baccalà mantecato, crema di patate e cannella
  • A Venezia “scampi in saor”
  • Costardi’s Tomato Rice
  • La primavera di riso Carnaroli
  • Carnaroli come fosse un aglio e peperoncino

Nel frattempo ci vengono servite due mini focaccine, appena tolte dal forno, e che io non riesco nemmeno a fare raffreddare, e naturalmente nemmeno a fotografare.

Oggi ho deciso di chiudere nel cassetto la dieta che sto seguendo da ormai un paio di settimane.

Le prime due portate spariscono in un lasso di tempo che va dai 5 ai 10 minuti!

CMC1L’equilibrio gustativo trova la sua migliore esplicazione tangibile.

 

 

 

Baccalà e scampi potrei mangiarne ad libitum.

Nota particolare: sopra gli scampi Elisa ci fa gocciolare dell’aceto di timorasso, per dare proprio quella punta di acidità elegante ed aumentare il gioco agro-dolce. E’ strepitoso!

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Ma aspetto i piatti forti: i risotti.

Partiamo da un classico dei Costardi’s, il Tomato Rice.

La particolarità, oltre alla perfetta cottura e sapore del riso, è che viene servito in una lattina che ricalca la Campbell’s Soup.

La lattina, oltre a tenere il riso caldo, esalta, e non di poco, il profumo mentolato del basilico in emulsione e messo in superficie a forma di foglia, e quello pungente del pomodoro nel risotto, che contrasta anche in colore.

CMC4Cremoso al punto giusto è quasi confortante e ricorda gli esperimenti di mia madre quando, da piccola, le chiedevo di farmi il riso con il pomodoro. Mai riuscita nell’intento.

Sempre dalla sezione Creativi, ci viene servita la Primavera di riso Carnaroli.

La base fatta con riso e crema di asparagi su cui si adagiano olive taggiasche essiccate e capesante crude. E i colori ricalcano proprio una primavera botticelliana. CMC5

I profumi sono delicati ma tutti percettibili. Al palato la consistenza e la temperatura calda del riso giocano a rimpiattino con il tessuto della capasanta, più morbido e fresco.

Non si riesca a capire che sia il vincitore. Ma è bello, buono, armonioso, equilibrato.

Concludiamo con il risotto imitatore, quello che vorrebbe essere come aglio, olio e peperoncino.

Un riso Carnaroli bianco, morbido e cremoso perché mantecato con un olio congelato all’aglio  e spolverato di peperoncino e curcuma.CMC7

Piacevole ma devo dire che, in porzione ridotta (eravamo arrivate al capolinea), l’impatto delle spezie si è sentito molto e il retrogusto amaro ha avuto il sopravvento sulla naturale dolcezza del riso.

La prossima volta porzione intera, è necessario ribilanciare i sapori!

Resta un solo piccolo assoluto spazio nello stomaco per qualcosa diCMC6 sfizioso e di completamente insolito, creato dai fantasiosi brothers, in questo caso Manuel, per l’ultima edizione de Le Strade della Mozzarella: il cannolo di pasta, in questo caso un pacchero, cotto al dente, fritto due volte, spolverato di zucchero a velo e ripieno di crema di ricotta di bufala con un filo di scorza d’arancia caramellata.

Una perfetta armonia.

E come ciliegina sulla torta, dato che c’è stata una “soffiata” in cucina su questo giorno particolare per me, arrivano le coccole di Christian e Manuel sotto forma di piccoli dolcetti in una piccola scatola con una candelina accesa, che ho spento immediatamente pensando ad un desiderio da realizzare (e che ovviamente non vi rivelerò!).

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Si son fatte le 4, direi che sarebbe ora di liberare tavolo e sala, siamo le ultime due goderecce rimaste nel ristorante.

Salutiamo Elisa e Christian, che mi regala anche un menu con auguri, e passiamo da mamma Cinzia per il regolamento di rito!

Decidiamo che verremo qui anche per il compleanno di Patrizia.
E’ bello sentirsi a casa propria e gustare qualcosa che è fatto con tanta passione, serietà, ricerca e intelligenza.

Le diverse consistenze delle materie prime usate, i diversi colori, i sapori a volte contrastanti creano un tutt’uno nella cucina dei Costardi che arricchisce palato e mente in un perfetto gioco di equilibri.

E questo, secondo me, è solo il punto di partenza.

http://www.hotel-cinzia.com/

Un rivoluzionario a Ovada

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La Rivoluzione Francese, si sa per certo, è iniziata il 14 Luglio 1789 con la Presa della Bastiglia, simbolo indiscusso dell’Ancien Régime, ad opera del popolo di Parigi.

Questa, in estrema sintesi, la storia francese.

Non tutti però sanno che, ormai da nove anni, anche ad Ovada si festeggia questo giorno in modo atipico e, per certi versi, rivoluzionario.

L’idea è nata dalla mente attenta e fervida di Giuseppe Martelli, patron di una bellissima champagneria, il Quartino diVino, che, mosso dal suo grande amore per lo champagne (tanto quanto il mio, ed è tutto spiegato), ha pensato bene di festeggiare questo giorno tramutando la Bastiglia, simbolo di libertà popolare, in una serie innumerevole di mathusalem di Drappier (sono 6 litri, signori….!), lo champagne a base di Pinot Nero originario di Urville, un piccolo village nel sud profondo della Champagne.Giuseppe Martelli

Il Quartino diVino si trova in pieno centro storico ad Ovada, in una di quelle viette strette pavimentate a sanpietrini, che rendono la passeggiata in vasca una prova speciale quando dotati di un tacco superiore ai 3 centimetri.

Ma questo non ha certo fermato Giuseppe nel concepire e mettere in atto la sua brillante serata.

Lungo la via, all’esterno della champagneria, vengono allestiti tavoloni di legno, con panche lungo i due lati, che riescono ad accomodare il “popolo” rivoluzionario man mano che arriva alla spicciolata.

vie quartinoQuest’anno, vista la facilità con cui il cielo ci regala acquazzoni, sono state messe delle tende sospese a protezione degli ospiti.

drappierOgni tavolo ha la possibilità di ordinare una mathusalem di champagne per far fronte agli attacchi di sete che prendono improvvisamente ogni volta che si partecipa a questa serata.

Cinzia Natali, la compagna di Giuseppe, e chef del Quartino diVino, prepara ogni anno un menù diverso per accompagnare in modo “solido” lo champagne che, a partire dalle 7 della sera, comincia a scorrere a fiumi, e non è una metafora.

Staff quartinoOrganizzazione affinata nel corso degli anni e arrivata ad un livello che rasenta la perfezione: ogni tavolo è numerato, assegnato ai fortunati che lo hanno prenotato per tempo, e curato dai collaboratori del Quartino, tutti ragazzi giovani, belli e gentili, che per una sera e una notte diventano gli angeli custodi del tempo perso fra un brindisi e l’altro.

 

 

 

Quest’anno la Presa della Bastiglia si è svolta il 12 Luglio, lo scorso sabato.

Non volevo assolutamente perdermela e, con altri amici, abbiamo raggiunto la nostra postazione nel tardo pomeriggio.

E lì abbiamo avuto una sorpresa meravigliosa: la presenza di Michel Drappier, proprietario della Maison di Urville.

Già, tanto ha detto e tanto ha fatto che, insieme alle casse di champagne, Giuseppe è riuscito a fare arrivare anche il grande patron di Drappier, uomo di estremo fascino e charme che è rimasto sbalordito (très étonné, per restare in tema) dall’energia e convivialità che, insieme alle bollicine, si sprigionavano in modo crescente da tutti i festanti arrivati alla meta.M Drappier

E che dire del vino? quest’anno semplicemente meraviglioso. Tenace senza essere troppo potente e muscoloso, materia piena, convincente e molto piacevole nel sorso. Nonostante le quantità (si parla di vagonate in questi casi) il mal di testa del giorno dopo è stato pari a zero assoluto.

Champagne e musica, risate e canzoni cantate, anche stonate, ma con il cuore, danze sui tavoli, più o meno traballanti, tacchi rovinati, tanto domani si mettono le espadrillas, esercizi ginnici notevoli per versare l’oro liquido da una mathusalem ad un bicchiere.

E tanta, tanta allegria, quella sana.

Questa è la Presa della Bastiglia di Ovada.

La storia di Giuseppe è singolare. Non è nato oste (come ama definirsi), lo è diventato per passione e amore verso il vino, lo champagne in particolare.

Lui e Cinzia hanno voluto creare il loro “locale dei sogni”, il posto che avrebbero desiderato trovare da fruitori mettendosi però dall’altra parte del banco.
Nasce così il Quartino diVino: 4 Marzo 2004, data ricordata più e più volte anche nella canzone di Dalla.

E ci ha creduto, tanto, tantissimo.

Ha selezionato con cura tutta la sua carta dei vini, ha avuto la fortuna di avere una compagna che cucina in modo meraviglioso (oltre a sopportarlo ….!), di avere amici che lo hanno sostenuto e la lungimiranza di seguire la strada della qualità, senza esagerare con i prezzi.
E lavoro, tanto lavoro, tante ore spese dedicandosi al suo posto, che ormai è diventato un punto di incontro per tanti.

Ci troviamo sovente, lui ed io, a queste riunioni “frizzanti” e spesso discutiamo insieme di quello che maggiormente ci è piaciuto o di ciò che non ci ha convinti.
In modo molto pacato, sempre molto rispettoso.
Mi piace Giuseppe, è una persona seria, buona e intelligente.

E sono contenta che il suo Quartino diVino abbia successo. Se lo merita, se lo meritano, lui e Cinzia.

bottiglie drappierOrmai sono le cinque del mattino. I tavoli sono stati quasi tutti ritirati, i ragazzi sono quasi pronti per andarsene a casa e farsi qualche ora di sonno, le strade sono già state ripulite e le bastiglie sono state liberate: 49 quest’anno.

49 bottiglie per 294 litri di champagne…e già si sta pensando alla prossima data: 11 Luglio 2015.
Io mi porto avanti e prenoto, non si sa mai!

 

Lo Champagne Drappier è distribuito da Partesa Srl.

 

LA SECONDA TAPPA DELLA NOSTRA BOLLICINA

VdBEccellenze italiane

Per la seconda fermata del nostro viaggio abbiamo goduto di alcune eccellenze italiane del metodo classico.

A farci compagnia quindi:

Il Franciacorta QZero 2009 di Quadra, il Trentodoc Maso Martis con il Brut Riserva 2007 e l’Alta Langa di Cocchi Bianc ‘d Bianc 2008.

Anche la nostra gola è stata ampiamente soddisfatta.

 

 

Il culatello di Faust Brozzi è stato oggetto di furto con destrezza da parte di tutti i commensali che, alternandolo allo strolghino, hanno creato una staffetta golosa e meravigliosamente ricca di sapori.IMG_3645

Stagionatura di 24 mesi, affinamento nelle cantine della “bassa parmense”, dove l’umidità e la nebbia contribuiscono a creare questi capolavori del gusto, solo 800 pezzi prodotti all’anno.

Una piccola grande opera d’arte.

 

Il Franciacorta QZero di Quadra, millesimo 2009.IMG_3647

Non so se sia per il fatto che a questa vendemmia abbia partecipato anche io (un leggero egocentrismo!), per il fatto che quell’anno l’uva sia risultata pulita e molto sana, o per il fatto che Mario Falcetti il suo lavoro lo sappia fare in modo impeccabile, ma la certezza è che abbiamo bevuto un vino straordinario.

Profumi franchi di pane tostato e di lievito, non fastidioso, un tocco di erba salvia e di mentuccia fresca, piccole evoluzioni di agrume insieme a frutta secca.

 

E una grande, magnifica freschezza che rende snello un Franciacorta dotato di trama estremamente fitta e complessa.

Che bel bere!

Il TrentoDOC Brut Riserva 2007 di Maso Martis, un’espressione classica del Pinot Nero del nord.

Con un po’ di boisé reso meno invadente da un tocco di limone qui e là.IMG_3652

 

 

Forse sboccatura un po’ giovane ma diamogli tempo, la struttura c’é, ed è bella, accattivante. Con queste bottiglie ci vuole pazienza, e noi ce l’abbiamo!

 

 

 

 

L’Alta Langa Bianc ‘d Bianc (già proprio in piemontese!) 2008 di Giulio Cocchi.

Imperdibile nella sua interpretazione dello Chardonnay di Langa trasformato in metodo classico.Cocchi

Elegante, fine, equilibrato. Una bella dama pronta per un gran ballo sulle note dolci di un valzer viennese, o a far pariglia con quelle altrettanto dolci del culatello, spumeggiando in bocca senza tregua.

E si riparte per il nostro viaggio, in attesa della prossima sosta….

LA PRIMA TAPPA DEL VIAGGIO DI UNA BOLLICINA

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Come pubblicato qualche tempo fa, il viaggio di una bollicina è iniziato con alcuni fortunati partecipanti.
Il primo stopover, o tappa, è stato di grande impatto.
I vini presentati, tutti Prosecco elaborati con metodo classico, hanno sorpreso non poco i commensali.
La tavola è stata arricchita con alcune prelibatezze cercate proprio per questa occasione.I formaggi di capra del Caseificio Lavialattea  sono davvero una chicca. IMG_3399Prodotti da latte di capre di tre diversi allevamenti, mai mischiati fra loro perché le caratteristiche presenti nel latte appena munto sono talmente differenti che sono state identificate per produrre determinate tipologie di formaggi.
Caprini semistagionati al naturale, al carbone e allo zafferano.
La focaccia di Claudio Gatti con albicocche e ananas imbroglia assai. Apri il sacchetto trasparente per tagliarla a fette (fettazze invero), lo richiudi e in men che non si dica ti ritrovi con la mano infilata nel piccolo buchino per strapparne pezzettini e, incurante del mondo intorno, gustarli come se non vi fosse un domani.IMG_3395
I vini, il Prosecco…le bollicine del primo stopover.
Allora, il .g di Cinzia Canzian de Le Vigne di Alice, con quella bella bevibilità e morbidezza, ha conquistato i palati dei commensali. IMG_3403
Fresco al punto giusto e particolarmente piacevole con i formaggi di capra, ha espresso il meglio con i profumi di frutta bianca, mele e pere comprese, non così scontati.
Il Sei Uno di Bellenda ha colpito per il suo carattere hors Prosecco. Molto secco, molto preciso e a tratti tagliente, ha sbilanciato chi era impreparato a bere Prosecco fatto con metodo classico.Infine lui, il gallo che canta fuori dal coro. Il Casa Belfi Colfòndo ha rotto ogni schema e spareggiato le carte.
Ma so che in questo caso o lo si odia o lo si ama. Non ci sono mezze misure.A me le mezze misure non piacciono perché ho sempre scelto da che parte stare.IMG_3411

 

Uomini e vini insieme all’insegna della qualità, un “must” per Pellegrini

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Il 12 e 13 Maggio scorsi la Pellegrini SpA ha organizzato due giornate dedicate all’assaggio dei vini e dei distillati che distribuisce in Italia.

La degustazione era riservata agli operatori del canale Ho.re.ca. e super Ho.re.ca.
L’allestimento è stato creato presso l’Agriturismo Solive, uno dei migliori della Franciacorta, e ha dato la possibilità a tutti i produttori presenti nel Carnet di degustazione di confrontarsi con un pubblico specializzato.

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La parola chiave che ha accompagnato questo evento, che ho avuto la fortuna di vivere in prima persona, è stata: qualità.
In primis la qualità dei prodotti presenti, italiani e stranieri, tutti, salvo rare eccezioni, con il produttore al banco di assaggio per dare una ragione e una spiegazione a quanto veniva versato nel bicchiere.
La qualità dell’organizzazione affidata a mani esperte e serie.
La qualità delle persone presenti, persone motivate e orgogliose di lavorare per questo team giovane e dinamico.

Più di 100 i produttori presentati, italiani ed esteri, più di 1000 i visitatori in due giorni di assaggi. Mica è uno scherzo!

Due location aperte per il pubblico: l’Agriturismo Solive, destinato alla presentazione dei vini e dei distillati, e la cantina stessa di Solive, produttrice del Franciacorta distribuito appunto da Pellegrini, destinata agli champagne e ai vini spumanti, quelli che io chiamo, in gergo “tecnico”, le bollicine.

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Ma il team Pellegrini non si è limitato a fare assaggiare i vini, no, certo che no.

Sono state anche organizzate Masterclass con un numero chiuso e selezionato di partecipanti fra cui spiccavano: la verticale di Jacquesson con quattro cuvée della serie 7: 737 – 736 – 735 – 733, guidata da Jean-Hervé Chiquet, uno dei due fratelli che conducono la Maison di Dizy ormai simbolo indiscusso di eccellenza nella Champagne; verticali di Campogrande Cinqueterre, tenuta da Elio Altare e Tonino Bonanni; Roncùs Collio bianco Vecchie Vigne, con Marco Perco, la falanghina Quintodecimo Via del Campo, di Luigi Moio, per citarne alcuni, sino ad arrivare ad una meravigliosa degustazione di 4 rum della Pellegrini Private Stock condotta da Alessandro Pugi, eminenza grigia in fatto di distillati.

Ovviamente la verticale di Jacquesson non l’ho mancata e, ogni volta che mi avvicino a questo champagne, mi vengono i brividi dall’emozione.

Dunque dicevamo la serie 7 con, a far da capofila, la cuvée 737, l’ultima uscita da casa Chiquet e relativa alla vendemmia del 2009, dal colore dorato e dalle note vanigliate e boisée, con un bellissimo sentore di frutta dolce e una bella acidità che lo solleva. Vino godibilissimo fin d’ora, provare per credere.

 A seguire la 736, base vendemmia 2008. La mia preferita della serie.

Colore meno intenso rispetto alla precedente e profumi nettamente più freschi e salini.

La mineralità e la freschezza cantano a squarciagola annunciando uno champagne che, purtroppo, secondo me deve ancora aspettare in cantina che arrivi il suo momento, quello perfetto.
Armiamoci di pazienza!

Arriviamo alla 735, millesimo di riferimento il 2007.
L’oro del bicchiere è molto marcato. Una sventagliata di profumi confetto si si leva solleticandomi il naso.
Sorso piacevole e croccante senza essere troppo di tutto. Un bell’equilibrio e una eleganza sottile.

Eccoci alla cuvée 733, elaborata a partire dalla vendemmia 2005.
Le condizioni meteo di quell’anno non furono particolarmente difficili ma il mese di Luglio fu un po’ troppo piovoso, favorendo lo sviluppo della botrytis.
Nonostante qualche difficoltà la Maison Jacquesson riuscì a produrre, con cura e meticolosità, uno champagne eccellente, ben al di sopra della media.
In effetti il mio assaggio conferma quanto sopra descritto. La 733 è una delle cuvée memorabili.
Equilibrio e potenza senza arroganza.
Pieno e moussoso in bocca, avvolge il palato totalmente e porta una pienezza confortante.
E’ minerale, fresco ma non magro e pungente.
Tanta frutta bianca fresca, tanto agrume, un paio di mandorle qui e li, e una bella nuance di crosta di pane tostato con il forno ancora aperto.
Un grande, grande vino. IMG_2994

Ma non è finita qui, Jean-Hervé ha tenuto in serbo la sorpresa finale: 733 DT in versione definitiva con etichetta!
Di questo vino non parlerò, se non per dire che secondo me è una vera opera d’arte cesellata da sapienti mani e dal tempo. Il resto lo avevo già scritto dopo uno dei miei viaggi in Champagne.
E’ stata però una forte emozione vedere un prodotto pronto e vestito e pensare che io l’avevo assaggiato ancora quando il suo nome era scritto a pennarello sulla bottiglia.

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E poi, durante il mio vagabondare sorseggiando, come scordare il meraviglioso Pétale de Rose di Château La Tour de l’Évêque, vino AOC della Côte de Provence IMG_2977con un uvaggio tanto vario (grenache, cinsault, syrah, mourvèdre, semillon, ugni-blanc, rolle) quanto delicato, certificato bio è profumatissimo e molto elegante.

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Oppure il Sancerre d’Antan di Henri Bourgeois fatto con il sauvignon blanc di una piccola parcella di vigne vecchie di 70 anni che crescono su terreno silex, affinato in barrique vecchie fino a sei anni e imbottigliato seguendo il ciclo lunare.
Forti emozioni in quel bicchiere, fortissime.
Dai profumi netti e puliti di roccia e minerale, a quelli più esotici delle spezie dolci raccolte in un paniere, per ritornare alla sferzata netta di succo di limone.

E ancora il Pouilly Les bois de Saint Andelain di Michel Redde, anch’esso prodotto da vigne di 40 anni e più che farebbe rinvenire chiunque con i suoi sentori di sale e di “pierre à fusil”.

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E che dire della gamma straordinaria di Willm, con tutte le sue bottiglie renane

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e i colori e profumi dell’Alsazia con i Riesling, Muscat e Gewürztraminer.

Che dire?

Semplicemente godere di tanta beltà e piacevolezza, di tanta serietà e lavoro, di tanta passione e competenza.

La qualità la fa la natura, ma ancor di più l’uomo che di essa ha cura e la rispetta.

Pietro Pellegrini lo sa bene quando sceglie i “suoi” vini e i suoi uomini, quelli che producono e quelli che vendono.

E lo capiscono bene anche gli uomini che i “suoi” vini li comprano e li bevono.

Questo feeling di qualità e di rispetto è quello che si è respirato durante i due giorni a Solive. E in tempi come questi, credete, non è poco.

IN CHAMPAGNE CON LA DAME DU VIN

Reims Champagne Vineyard

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IN COLLABORAZIONE CON LA DAME DU VIN PRESENTA

CON LA DAME IN CHAMPAGNE

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1° giorno:

Partenza da Malpensa e arrivo all’aeroporto Charles de Gaulle. Trasferimento in minivan privato per l’hotel (La Villa Eugène a Epernay). Deposito dei bagagli e visita ad una delle grandi Maison di Épernay.

Pranzo in una delle enoteche presenti a Épernay, con degustazione di più champagne di diverso tipo e pomeriggio visita ad un piccolo RM Récoltant Manipulant della zona con relativa degustazione.

La Villa Eugène è un castello risalente al 19mo secolo che originariamente apparteneva ai fondatori di Champagne Mercier. 279L’Hotel merita di diritto una posizione su Avenue de Champagne, che alcuni ritengono la via più ricca del mondo per il numero infinito di bottiglie di Champagne che vengono conservate nei caveau delle grandi Maison la cui sede è appunto in Avenue de Champagne.280

 

A 10 minuti di cammino dal centro di Épernay La Villa Eugène dispone di sole 15 camere ognuna arredata in lussuoso stile Luigi XVI o in stile coloniale.

Questa elegante struttura offre una sala colazione, anticamente utilizzata come “orangerie”, con ampie vetrate che si aprono sul parco circostante e sul magnifico solarium dal quale si puo’ accedere ad una piscina esterna riscaldata.

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Cena in un ristorante gourmand di Épernay e passeggiata notturna lungo Avenue de Champagne

Situata nel centro della vasta regione vinicola dello Champagne, la città di Épernay è considerata capitale della regione stessa. Lungo  Avenue de Champagne si trovano dimore private dallo stile rinascimentale che oggi ospitano prestigiose Maison di Champagne.Epernay Sign

Questo non è l’unico tesoro che Épernay ha da offrire, però: sotto queste stesse case si snodano 100 km di cunicoli, dove viene conservato lo Champagne.

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2° giorno:

Dopo la prima colazione visita all’Abbazia di Hautvilliers.

Fondata nel 660 da un nipote di re Dagoberto, questa abbazia appartiene oggi alla società Moët et Chandon: normale, poiché all’ingresso del coro riposa il celebre dom Pérignon. Nel coro dei monaci (XVII-XVIII sec.), ornato da rivestimenti in legno, due opere religiose della scuola di Philippe de Champaigne. Sopra l’altare maggiore, grande lampadario formato da quattro ruote di torchio.

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 003_vinispecialiA seguire degustazione champagne in una cantina di RM di Hautvilliers e pranzo in un bistrot in Rue Avenue Dom Pérignon con menu a base di champagne.

 

 

 Pomeriggio visita alla Cooperativa di Passy Grigny con degustazione e gioco enologico diviso a squadre. Premio finale alla squadra vincitrice!

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Hostellerie_La_Briqueterie-Epernay-Restaurant-2-86312Ritorno a Épernay e cena di gala in un ristorante gourmand all’interno di un Relais & Château a Vinay.

 

 

 

 

 

3° giorno:

Dopo la prima colazione visita a due
cantine RM di Les Mesnil sur Oger,
e pranzo nel Ristorante di Anselme e Corinne Selosse Les Avisés.

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Pomeriggio visita ad una cantina di RM ad Avize. Ritorno ad Épernay e visita alle migliori enoteche del centro con degustazione di champagne e piatti tipici champenois.champccomme

 

 

 

 

 

Possibilità di acquisto di bottiglie di grandi Maison
e piccoli Récoltants da portare a casa.

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4° giorno:

Prima colazione e check out dall’Hotel.
Subito dopo partenza per Reims per una visita alla Cattedrale. 

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Cattedrale di Reims

Situata a 130 km da Parigi, Reims, detta “città delle incoronazioni” o “città dei re”, ospita quattro edifici dichiarati Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco nel 1991: la cattedrale di Notre-Dame, l’antica abbazia reale di Saint-Rémi e la sua chiesa abbaziale, la basilica di Saint-Rémi e l’antico palazzo episcopale, conosciuto col nome di Palazzo di Tau.

Fiore all’occhiello dell’arte gotica, la cattedrale di Reims, la cui costruzione iniziò nel 1211, beneficia dell’esperienza architettonica acquisita a Sens, Parigi, Senlis, Soissons e Chartres e testimonia una significativa conoscenza delle nuove tecniche architettoniche apparse nel XIII secolo.

 La pianta a croce latina è quella di un vasto edificio, dalle dimensioni ambiziose. La navata raggiunge i 38 metri. Il peso della volta è controbilanciato da archi rampanti, magnificamente decorati. Scrigno di luce, la cattedrale esalta l’arte della vetrata, particolarmente presente in Champagne-Ardenne; il visitatore vi può ammirare le vetrate gotiche, magnificamente restaurate o ricreate dopo la Prima guerra mondiale, e le vetrate contemporanee di Marc Chagall, di Brigitte Simon e di Imi Knoebel.

 La cattedrale di Reims rimane ineguagliata per la ricchezza della sua statuaria. Prima del 1918, contava più di 2300 statue. Mai prima di allora gli artisti erano riusciti a dar vita alle sculture: il celebre Angelo del sorriso, il San Giuseppe, o la Serva diventano dei personaggi a tutti gli effetti.

breves5051bddf57e52_1-650957 Pranzo in una delle brasserie più storiche del centro.

 

 

 

 

A seguire visita cave e degustazione privata presso una importante Maison di Reims.GASTRONOMIE - Caves Taittinger, Reims

 

 

 

 

 

Nel tardo pomeriggio partenza per l’aereoporto Charles de Gaulle e rientro in Italia.

 La quota, che verrà comunicata su richiesta, comprende: 

  • Pernottamento in camera doppia superior in FB (Full Board) dal pranzo del giorno di      arrivo al pranzo del giorno di partenza
  • Tassa di soggiorno
  • Visite alle cantine
  • Minivan privato a disposizione
  • Degustazioni comprese nel programma
  • Sommelier italiana/accompagnatrice a disposizione per tutta la durata del soggiorno (La Dame)
  • Due bottiglie di champagne a testa, una di una grande Maison e una di un piccolo RM come pensiero di “bonheur” da parte della Dame du Vin.

 Il costo del volo A/R Milano-Parigi verrà dato con indicazione perchè il prezzo sarà variabile in fuzione di date/disponibilità.

I viaggi sono fatti per gruppi di 6 persone max.

Le date di partenza saranno decise in concomitanza con le esigenze del gruppo.

Il programma può essere soggetto a piccole variazioni in funzione dei desideri del gruppo itinerante.

Gli ospiti potranno acquistare bottiglie di champagne fino a un massimo di 2 casse a testa senza avere l’onere di trasportarle in aereo.

La Dame penserà a recapitarvi a casa lo champagne una volta tornati in Italia.

Per tutte le informazioni e richieste: info@ladameduvin.com oppure mirella.ciceri@blueteamtravel.it mettendo in oggetto:

VIAGGI IN CHAMPAGNE CON LA DAME.

BUON VIAGGIO  !

 

Blueteam

 

Blueteam Travel Network srl – Via Risorgimento, 70 – 22070 Luisago (Como) tel. 031 9090784

 

 

GLASS HOSTARIA: una vetrina del bello e del buono in pieno Trastevere

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GLASS HOSTARIA
58, Vicolo del Cinque
00153 Roma
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Dato che per 25 anni della mia vita mi sono occupata di questioni legali societarie, ho sempre avuto un certo debole per gli avvocati e molti di quelli con cui ho lavorato erano donne.

Ho anche sempre manifestato la mia passione per gli champagne e la buona cucina, quella vera, di sapore e di sostanza.

Riuscire a incontrare però una donna, laureata in legge in Italia, laureata in arte culinaria negli States, insignita di una stella Michelin nel 2010, attiva, non scontata, curiosa e appassionata, che avesse entrambe le caratteristiche espresse sopra non è cosa da poco. E a me è successo.

A Roma, poco tempo fa.

Bandite le Louboutin a causa dei sampietrini (poco male, si possono portare in borsa), con un semplicissimo tacco 9 raggiungo l’ingresso del ristorante, poco distante da Piazza Trilussa.

Fra le varie pizzerie, osterie locali, tavoli imbanditi e pieni di turisti fuori nei vicoli, mi accoglie un ambiente pulito, trasparente, luminoso: GLASS HOSTARIA.

GlassColori chiari e caldi, essenziali. Come la mise en place e l’arredamento.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il menu è estremamente interessante e risultato di uno studio preciso sulle materie prime, non solo italiane, non solo europee.

Glass1Prima di decidere, e non è una scelta facile, la cucina allieta con un amuse bouche fatto di cocco, datterini e gamberetti bianchi di Anzio.

La delicatezza del cocco e la sfrontatezza dei pomodorini si guardano in faccia e decidono di fare amicizia.

Ne avrei voluto una tazza intera. Ma, giustamente, serve “solo” a solleticare lo stomaco e quindi passo all’antipasto: polpo, chorizo, paprika, giardiniera di limone e camomilla.

 Piatto orizzontale, dai colori molto caldi e fatto da tanti componenti.

Glass2Non vanno provati singolarmente, vanno assaggiati tutti insieme per poter dare modo di ricreare quell’equilibrio perfetto che riuscivo a scorgere a primo acchito con lo sguardo.

E’ un piatto fresco, leggero, dove la leggerezza del polpo viene resa più interessante dalla consistenza e dal sapore più deciso del chorizo, a cui fa eco una bella nota acidula data dal limone.

E come main course, io che adoro le Coquilles St., cosa potevo prendere?
Cappesante, pistacchio di Bronte cucinato in dashi, funghi. (dashi: leggero brodo di pesce usato nella cucina giapponese, ebbene si ho dovuto googlare!).

Le ho mangiate spesso in Francia, dove credo siano davvero bravi e non scontati a cucinarle, ma queste sono monumentali.

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Croccanti in modo perfetto fuori e morbidissime quando si masticano. La crema di pistacchio è densa ma molto leggera e gustosa e quei funghi regalano una nuance di amarognolo meravigliosa.
Sono talmente in estasi che non mi viene nemmeno in mente di assaggiare il pane, che, di per sé, ha proprio un bell’aspetto e profumo.

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Mi concedo invece un dolce, una rielaborazione della classica cassata: una sfera a base di cioccolato bianco, all’interno ricotta di pecora della campagna romana, arancia candita di Corrado Assenza e latte di mandorla fatto da loro.(Cristina mi dice poi che Corrado le ha concesso l’arancia candita e Fabiana Gargioli gliel’ha consegnata personalmente – che dire…fortunata vero?).Glass5

Appena si rompe quella biglia ne esce una magica pozione e lì mi innamoro della cucina di Cristina!

 

 

 

 

 

 

Stranamente non parlo dei vini, stranamente non ho preso uno Champagne, stranamente non ne ho avuto bisogno. La carta dei vini è meravigliosa e l’elenco degli champagne interminabile.

Ma a volte occorre fare buon viso a cattivo gioco e non tutti gradiscono le bollicine mentre pasteggiano.

Mi aspetta un duro lavoro ancora!

Quello che mi ha veramente stregata è stata la mirabile scelta delle materie prime, sempre innovative, mescolate fra loro come in un quadro di Cézanne che usa il colore per costruire forme.

“Cézanne dipinge a macchia, come se ogni pennellata fosse una tessera di mosaico che da sola appare astratta, priva di significato figurativo, ma accostata alle altre rende visibile un oggetto”.

Cristina usa le materie prime come macchie di colore, e accostando le une vicino alle altre, rende magici i suoi piatti e meraviglioso ogni assaggio.

Una nota anche per tutto lo staff che rende sobrio e impeccabile tutto il servizio, con grande classe e competenza.

Alla fine della cena Cristina si avvicina al tavolo, c’è anche suo marito Fabio. Lui ha aperto il locale e ha creduto nella fantasia di un quasi avvocato. Per inciso sia Cristina che Fabio hanno un altro locale a Roma: Romeo, Chef & Baker.

Due chiacchiere, i miei complimenti e la promessa di rifare quanto prima questa esperienza stupenda.

Tanto, Cristina, ci vediamo comunque fra poche ore al Taste!

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Champagne Jacquesson: quel che conta è il punto d’inizio.

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Voglio inaugurare il mio nuovo sito e le pagine dedicate ai vini del (mio) cuore aprendo con uno degli champagne che prediligo, Jacquesson è uno dei produttori a me più cari, Jean-Hervé Chiquet che, insieme al fratello Laurent, ha ripreso il controllo della Maison dal 1974.

Ho avuto già modo di parlare dei loro vini, e in particolare della penultima Cuvée della serie 7, esattamente la 736, e l’ho sempre fatto con vero entusiasmo.

Questa volta Jean-Hervé, a casa sua, a Dizy, mi parla in modo più disinvolto, mostrandomi la terra, la cantina, le vasche di fermentazione e la “sala delle prove” in cui vengono raccolte due file di botti riempite con vini diversi,

assemblaggi diversi, affinamenti diversi. Insomma proprio un piccolo laboratorio dove sperimentare cose sempre nuove.
E soprattutto parlandomi delle novità in casa Jacquesson.

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Hervé è convinto, e segue questa filosofia sin da quando si è occupato della Maison, che per fare un buon vino si debba partire da uve buone, impeccabili.
Le vigne sono coltivate in modo biologico ormai quasi per tutti gli ettari diproprietà ma i due fratelli Chiquet non amano apporre etichette e allegare certificati ai loro champagne. A loro basta seguire la natura, rispettarla e aiutarla, laddove possibile, a dare il meglio di quanto possa dare.

I loro champagne devono conservare, in primo luogo, la complessità della terra da cui provengono e, secondariamente, il carattere dell’annata vendemmiata.
I dosaggi degli champagne Jacquesson sono sempre molto ridotti e realizzati in base a continue degustazioni.

Per Jean-Hervé la liqueur d’éxpedition è un elemento del vino, e non una cura. Sante parole!

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Jacquesson produce 4 Lieux Dits (piccole parcelle comunali) che sono solo millesimati e solo quando il millesimo lo consente in termini qualitativi e quantitativi:

1) Dizy, Terres Rouges Rosé – Blanc de Noirs a Pinot Nero
2) Avize, Champ Caïn – Blanc de Blancs
3) Aÿ, Vauzelle Terme – Blanc de Noirs sempre a Pinot Nero
4) Dizy, Corne Bautray – Blanc de Blancs

La decisione di fare i Lieux Dits viene presa dopo un’accurata degustazione “à l’aveugle”, alla cieca, considerando i parametri seguenti:

a) Le uve sono sufficientemente buone per fare questi champagne
b) Le uve sono sufficienti per fare questi champagne

Il Comitato decisionale, per tutti gli champagne Jacquesson, è costituito dai clienti più fidati ed importanti di Jacquesson: gli stessi Jean-Hervé e Laurent Chiquet !

Meraviglioso e significativo l’aneddoto sui Lieux Dits del 2011 raccontatomi da Jean-Hervé:

Il Pinot Noir di Terres Rouges è stato utilizzato in parte per fare il rosé da macerazione e in parte per l’assemblaggio della serie 7xx.
Il Pinot Nero di Vauzelle Terme non era all’altezza e, come il precedente, è stato utilizzato per l’assemblaggio.
Lo Chardonnay di Champ Caïn era buono ma non sufficiente per fare un numero congruo di bottiglie. In assemblaggio anche lui.
Lo Chardonnay di Dizy invece si è rivelato perfetto e alla vendemmia, avvenuta il 14 Settembre, giorno del compleanno della mamma di Jean-Hervé e Laurent, ha partecipato anche lei, insieme ai figli e a tutta l’équipe che ha festeggiato con loro l’avvenimento.

Una delle principali novità è che, a partire dalla vendemmia 2012 il Dizy Terres Rouges non sarà più prodotto in rosé, e quindi con la macerazione sulle bucce, ma con la vinificazione in bianco.
E questo perché, sempre in base a degustazioni e valutazioni continue e attente, gli acini del Pinot Nero di questa zona sembra diano risultati migliori se non sono macerati.

Sino al 2002 Jacquesson proponeva anche i millesimati. Dal 2003 il millesimato uscirà solo in versione Dégorgement Tardif (DT). Il 2020 sarà quindi l’ultimo anno in cui il millesimo verrà commercializzato.

Novità anche per la serie 7xx, di cui ho già illustrato le singolari caratteristiche di assemblaggio nell’assemblaggio nell’articolo sulla Cuvée 736, ora affiancata dalla 737, uscita da poco.

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A partire dalla Cuvée 733, Jacquesson ha tenuto almeno 15/20.000 bottiglie della serie per poter uscire, in tempi più lunghi, con un Dégorgement Tardif della serie 7xx.
A Settembre 2014 uscirà quindi la 733DT, che ho avuto la fortuna di provare proprio in occasione della mia visita.

La vera piccola “rivoluzione” è che i fratelli Chiquet sono i primi a proporre un DT con la cuvée di base, e non con il millesimato.
La loro sicurezza nasce dal fatto che la qualità dell’elemento di partenza, le uve, sia ineccepibile e che quindi possa dare risultati altrettanto eccellenti, se non superiori, con il passare del tempo.

A coronamento di quanto sopra vi è anche la convinzione che il quantitativo prodotto non è destinato a crescere, esattamente l’opposto. Piuttosto che ai grandi numeri, Jean-Hervé e Laurent preferiscono dedicarsi alla cura dell’allevamento in vigna, alle forme di rispetto verso la natura, al continuo miglioramento dei prodotti che riescono a offrire ad un mercato sempre più esigente e poliedrico.

Prima di provare questa chicca pero’, ho avuto modo di assaggiare anche la 737, base vendemmia 2009.
Vino molto affilato ma molto più morbido e fruttato rispetto alla 736, rivelatasi al mio palato maggiormente tagliente e salina.
737 godibile fin d’ora, piena, rotonda.
736 ancora molto giovane, forse troppo. Da tenere ancora qualche anno prima di gustarsela appieno.

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Veniamo quindi alla degustazione.

DT 733
52% Chardonnay, 24% Pinot Noir e 24% Pinot Meunier con 16% di vini di riserva del 2004 e 6% del 2001.
Sboccatura: Settembre 2013

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Il millesimo di base è il 2005.

Inverno freddo, secco. Primavera come da manuale ed estate abbastanza umida. Insomma una stagione pressoché perfetta.
Vendemmia nella seconda metà di Settembre.

All’olfatto colpisce subito la nota di fiori bianchi e di nocciola, mista a sentori di camomilla e di miele.
Una elegantissima complessità intriga la bocca. Una dolcezza apparente di ananas caramellato e vaniglia lascia presto posto ad una crescente mineralità e freschezza.
Sottile e lungo nel suo cammino attraverso le papille, si rivela più che persistente a bocca vuota.
Ho molto amato la compostezza della 733, e questo champagne rivela che, se il punto d’inizio è buono, il risultato, con il tempo, non potrà che essere ottimo.
Aspettiamo quindi il prossimo Settembre per riconfermare queste impressioni ma vi posso assicurare che il successo sarà garantito.

Voto: 90/100

Ho deciso che, nelle mie visite in Champagne, l’ouverture avverrà in casa Jacquesson.
Sempre che Jean-Hervé non sia stanco di bere con me!

Parola di Dame.

Distributore: www.pellegrinispa.net