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Archive for 23 marzo 2014

Cena al profumo di maitre

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RISTORANTE TURBIGO
Alzaia Naviglio Grande 8
Milano

Turbigo  fa parte del trittico inaugurato negli ultimi due anni dallo chef Berton che interviene come socio e firmatario del menu appunto in questo locale, identificato come bar&restaurant, nel Dry , cocktails&pizza  e in Pisacco, questa volta restaurant&bar , questi ultimi due posizionati in Via Soferino.

Turbigo è quello che si affaccia sull’Alzaia del Naviglio Grande, ambiente totalmente rinnovato di una vecchia casa di ringhiera dove trova posto anche un petit Hotel, Maison Borella con lobby adiacente all’ingresso del ristorante.

La “salle à manger” è confortevole, giocata sui toni chiari del legno spezzati dall’alluminio e dal vetro dei tavoli e dei lampadari.

Ma io non sono una interior designer e quindi valuto con un gusto del tutto personale.

Apro quindi il menu per valutare l’offerta delle mie care bollicine prima di ordinare. Non c’è molta scelta, secondo la mia opinione: DUE Prosecco, UN Franciacorta, UN metodo classico altoatesino, DUE Trento DOC e CINQUE Champagne, la maggior parte di RM e, tranne una maison di Dizy, gli altri tutti posizionati nella Montagne de Reims (la lista degli champagne presente sul sito non è corretta).

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Opto quindi per un vino bianco francese fermo, a me sconosciuto, della Vallée du Rhône, precisamente AOC Luberon: Grand Marrenon 2011 ottenuto con l’assemblaggio di: Grenache Blanc (45%), Vermentino (45%), Clairette, Roussanne e Bourboulenc (10%).

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La scelta del menu è basata principalmente su 7 piatti interscambiabili (nel senso che non esiste un ordine di servizio) che, se ordinati singolarmente hanno un costo, se invece vengono richiesti “in coppia” il costo diminuisce insieme alla quantità della porzione.

Il vino si rivela un’ottima scelta.
I profumi che escono dal bicchiere sono davvero complessi e intriganti: ananas candito, miele, biancospino, camomilla con una piccola punta di finocchietto selvatico e mentuccia.

Il sorso è molto caldo e avvolgente, riempie la bocca in modo vellutato e poderoso senza mancare di quella buona e sana freschezza che rende il vino snello e piacevole.
Vi sono note burrose che si trasformano, appena raggiungono la gola, in sentori agrumati pungenti e invitanti.

E si rivela vincente anche con la scelta dei piatti:
Seppia, patate, puntarelle e pancetta croccante;
Gambero, rapa rossa e friggitelli;
Polpo alla plancia, cicoria e pomodori canditi;
Risotto zafferano, genovese

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Menu poi completato dal dolce: cioccolato, timo e lamponi.
Tirando le somme posso dire che la lista delle bollicine non mi ha convinta, il menu è stato simpatico e la formula dei doppi piatti intelligente, i prezzi abbordabili considerando la location, e l’eau de parfum del direttore del locale esagerato e fastidioso (il profumo…), tanto da sentire solo quello in tutta la sala. E in un ristorante questa cosa non si fa!

Voto: da rivedere, senza minima ombra di dubbio

Parola di Dame

 

 

Champagne Jacquesson: quel che conta è il punto d’inizio.

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Voglio inaugurare il mio nuovo sito e le pagine dedicate ai vini del (mio) cuore aprendo con uno degli champagne che prediligo, Jacquesson è uno dei produttori a me più cari, Jean-Hervé Chiquet che, insieme al fratello Laurent, ha ripreso il controllo della Maison dal 1974.

Ho avuto già modo di parlare dei loro vini, e in particolare della penultima Cuvée della serie 7, esattamente la 736, e l’ho sempre fatto con vero entusiasmo.

Questa volta Jean-Hervé, a casa sua, a Dizy, mi parla in modo più disinvolto, mostrandomi la terra, la cantina, le vasche di fermentazione e la “sala delle prove” in cui vengono raccolte due file di botti riempite con vini diversi,

assemblaggi diversi, affinamenti diversi. Insomma proprio un piccolo laboratorio dove sperimentare cose sempre nuove.
E soprattutto parlandomi delle novità in casa Jacquesson.

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Hervé è convinto, e segue questa filosofia sin da quando si è occupato della Maison, che per fare un buon vino si debba partire da uve buone, impeccabili.
Le vigne sono coltivate in modo biologico ormai quasi per tutti gli ettari diproprietà ma i due fratelli Chiquet non amano apporre etichette e allegare certificati ai loro champagne. A loro basta seguire la natura, rispettarla e aiutarla, laddove possibile, a dare il meglio di quanto possa dare.

I loro champagne devono conservare, in primo luogo, la complessità della terra da cui provengono e, secondariamente, il carattere dell’annata vendemmiata.
I dosaggi degli champagne Jacquesson sono sempre molto ridotti e realizzati in base a continue degustazioni.

Per Jean-Hervé la liqueur d’éxpedition è un elemento del vino, e non una cura. Sante parole!

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Jacquesson produce 4 Lieux Dits (piccole parcelle comunali) che sono solo millesimati e solo quando il millesimo lo consente in termini qualitativi e quantitativi:

1) Dizy, Terres Rouges Rosé – Blanc de Noirs a Pinot Nero
2) Avize, Champ Caïn – Blanc de Blancs
3) Aÿ, Vauzelle Terme – Blanc de Noirs sempre a Pinot Nero
4) Dizy, Corne Bautray – Blanc de Blancs

La decisione di fare i Lieux Dits viene presa dopo un’accurata degustazione “à l’aveugle”, alla cieca, considerando i parametri seguenti:

a) Le uve sono sufficientemente buone per fare questi champagne
b) Le uve sono sufficienti per fare questi champagne

Il Comitato decisionale, per tutti gli champagne Jacquesson, è costituito dai clienti più fidati ed importanti di Jacquesson: gli stessi Jean-Hervé e Laurent Chiquet !

Meraviglioso e significativo l’aneddoto sui Lieux Dits del 2011 raccontatomi da Jean-Hervé:

Il Pinot Noir di Terres Rouges è stato utilizzato in parte per fare il rosé da macerazione e in parte per l’assemblaggio della serie 7xx.
Il Pinot Nero di Vauzelle Terme non era all’altezza e, come il precedente, è stato utilizzato per l’assemblaggio.
Lo Chardonnay di Champ Caïn era buono ma non sufficiente per fare un numero congruo di bottiglie. In assemblaggio anche lui.
Lo Chardonnay di Dizy invece si è rivelato perfetto e alla vendemmia, avvenuta il 14 Settembre, giorno del compleanno della mamma di Jean-Hervé e Laurent, ha partecipato anche lei, insieme ai figli e a tutta l’équipe che ha festeggiato con loro l’avvenimento.

Una delle principali novità è che, a partire dalla vendemmia 2012 il Dizy Terres Rouges non sarà più prodotto in rosé, e quindi con la macerazione sulle bucce, ma con la vinificazione in bianco.
E questo perché, sempre in base a degustazioni e valutazioni continue e attente, gli acini del Pinot Nero di questa zona sembra diano risultati migliori se non sono macerati.

Sino al 2002 Jacquesson proponeva anche i millesimati. Dal 2003 il millesimato uscirà solo in versione Dégorgement Tardif (DT). Il 2020 sarà quindi l’ultimo anno in cui il millesimo verrà commercializzato.

Novità anche per la serie 7xx, di cui ho già illustrato le singolari caratteristiche di assemblaggio nell’assemblaggio nell’articolo sulla Cuvée 736, ora affiancata dalla 737, uscita da poco.

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A partire dalla Cuvée 733, Jacquesson ha tenuto almeno 15/20.000 bottiglie della serie per poter uscire, in tempi più lunghi, con un Dégorgement Tardif della serie 7xx.
A Settembre 2014 uscirà quindi la 733DT, che ho avuto la fortuna di provare proprio in occasione della mia visita.

La vera piccola “rivoluzione” è che i fratelli Chiquet sono i primi a proporre un DT con la cuvée di base, e non con il millesimato.
La loro sicurezza nasce dal fatto che la qualità dell’elemento di partenza, le uve, sia ineccepibile e che quindi possa dare risultati altrettanto eccellenti, se non superiori, con il passare del tempo.

A coronamento di quanto sopra vi è anche la convinzione che il quantitativo prodotto non è destinato a crescere, esattamente l’opposto. Piuttosto che ai grandi numeri, Jean-Hervé e Laurent preferiscono dedicarsi alla cura dell’allevamento in vigna, alle forme di rispetto verso la natura, al continuo miglioramento dei prodotti che riescono a offrire ad un mercato sempre più esigente e poliedrico.

Prima di provare questa chicca pero’, ho avuto modo di assaggiare anche la 737, base vendemmia 2009.
Vino molto affilato ma molto più morbido e fruttato rispetto alla 736, rivelatasi al mio palato maggiormente tagliente e salina.
737 godibile fin d’ora, piena, rotonda.
736 ancora molto giovane, forse troppo. Da tenere ancora qualche anno prima di gustarsela appieno.

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Veniamo quindi alla degustazione.

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52% Chardonnay, 24% Pinot Noir e 24% Pinot Meunier con 16% di vini di riserva del 2004 e 6% del 2001.
Sboccatura: Settembre 2013

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Il millesimo di base è il 2005.

Inverno freddo, secco. Primavera come da manuale ed estate abbastanza umida. Insomma una stagione pressoché perfetta.
Vendemmia nella seconda metà di Settembre.

All’olfatto colpisce subito la nota di fiori bianchi e di nocciola, mista a sentori di camomilla e di miele.
Una elegantissima complessità intriga la bocca. Una dolcezza apparente di ananas caramellato e vaniglia lascia presto posto ad una crescente mineralità e freschezza.
Sottile e lungo nel suo cammino attraverso le papille, si rivela più che persistente a bocca vuota.
Ho molto amato la compostezza della 733, e questo champagne rivela che, se il punto d’inizio è buono, il risultato, con il tempo, non potrà che essere ottimo.
Aspettiamo quindi il prossimo Settembre per riconfermare queste impressioni ma vi posso assicurare che il successo sarà garantito.

Voto: 90/100

Ho deciso che, nelle mie visite in Champagne, l’ouverture avverrà in casa Jacquesson.
Sempre che Jean-Hervé non sia stanco di bere con me!

Parola di Dame.

Distributore: www.pellegrinispa.net

Dimanche

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Volaille au sauce curry et Champagne Dom Caudron Vieilles Vignes.
Un accord parfait pour Votre dimanche.
Bonne journée mes amis…

Un “DOM” meno conosciuto

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La Dame du Vin per Lemiebollicine

È uno dei miei totem e ne sono particolarmente orgogliosa perché l’ho scoperto, da brava eno-scout, lo scorso giugno al Salon de la Revue des vins de France a Parigi, e, con insistenza quasi imbarazzante, ho chiesto all’amico Vittorio Vezzola di provare a importarlo in Italia. Lo champagne non appartiene ad alcuna maison, bensì ad una cooperativa sita in Passy-Grigny, un piccolo (ma veramente piccolo) villaggio nel cuore della Vallée de la Marne, territorio incontrastato del Pinot Meunier. Mi riferisco a Dom Caudron, marchio nato recentemente, nel 2010, per ricordare il fondatore di questa cooperativa, l’abate Dom Caudron, appunto, giovane curato del villaggio di Passy-Grigny.

Dom Caudron

Nel 1929 fu il primo a contribuire con 1.000 Franchi alla fondazione della cooperativa che, come da lui desiderato, avrebbe dovuto produrre champagne in modo tradizionale e con l’ineccepibile qualità delle uve di quel territorio. Alla cooperativa aderirono 23 coltivatori che unirono le loro forze, anche economiche, e acquistarono la prima pressa che, oggigiorno, è esposta presso la sede della cooperativa.
Laurent LequartAttualmente i vigneron parte del gruppo sono diventati 75, con una proprietà di vigneti pari a 130 ettari. La cooperativa è guidata dal giovane presidente Laurent Lequart che, coadiuvato da un attivissimo gruppo di lavoro, fra cui spicca l’intraprendente Bérangère Desportes, sta arrivando in breve tempo a risultati eccezionali.
Il milione di bottiglie prodotte si divide in 5 cuvée: Camille Philippe, Pinot Meunier in purezza (il nome omaggia il primo presidente della cooperativa); Vieilles Vignes, Pinot Meunier in purezza; Camille Philippe Rosé, 90% Pinot Meunier, di cui il 10% in rosso, 10% Chardonnay; Cornalyne, Pinot Meunier in purezza fermentato in legno, Millésime (ora siamo al 2006), 50% Pinot Meunier, 50% Chardonnay. Ebbene, in questa sede voglio raccontarvi il Vieilles Vignes, un brut da vigneti di almeno 60 anni è stato affinato in acciaio e, dopo il “tirage”, è rimasto per almeno 4 anni in bottiglia sugli lieviti.

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Dom Caudron Vielles Vignes

100% Pinot Meunier, base vendemmia 2007

Il colore nel bicchiere è di un giallo scarico, con piccoli riflessi di dom-caudron-6-275x325pagliuzze dorate. Quello che è confortante è il costante risalire di un “train de bulles” sottile e vivace.
Al naso arrivano immediatamente profumi di fiori bianchi, tiglio in primo piano, amabilmente accompagnati da decise note fruttate di albicocca e mela gialla, che si evolvono, non appena il bicchiere si scalda, in mandorle e cedro, mantenendo una mineralità equilibrata e nervosa. Ciò che maggiormente mi colpisce e incanta è la netta precisione di questi profumi e la loro delicata eleganza. Sottile e preciso arriva senza sforzi a toccare le giuste corde del gusto.
Il sorso è rotondo, cremoso, avvolgente. Ora i frutti sembrano talmente presenti da poter essere masticati. La croccantezza della mela, la morbidezza della pesca, la succosità del mandarino e del cedro. Con un ritorno ben bilanciato di pietra argillosa e calcarea. Persistenza degna di grande nota e adatta a piatti complessi e speziati, oltre che a carni rosse e foie gras spadellato con coulis di mango.
Uno champagne che non si dimentica, che si vuole, che si cerca e che accarezza il palato come una dolce e meritata coccola. Quello che ci vuole ogni tanto per riprendere vigore e tuffarsi di nuovo sul palcoscenico della nostra vita. Un po’ più contenti.

Voto: 88/100

Parola di Dame.

 

Uno Champagne da sogno

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Krug Clos du Mesnil 1989
Maestoso eppur gentile e tenero.
Supremo nella sua compostezza ed eleganza.
Inarrivabile nella sua aristocratica bevibilitá.
Non si torna indietro.

 

Dalla Champagne

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En Champagne on fait toujours attention à haut….le ciel est le future.