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Girovagando per Grand Cru, davvero.

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Tutte le volte che parto per la Champagne preparo meticolosamente il mio viaggio.

Fisso gli appuntamenti cercando di non riempire la griglia in modo da non avere troppe degustazioni che si accavallano, prenoto alberghi e, quando riesco a fissare date, anche ristoranti, fisso la tappa di metà strada in Alsazia. Insomma una vera e propria organizzazione di viaggio che deriva probabilmente dalla mia forma mentis molto pragmatica.

Quello che non riesco a controllare è l’emozione che mi prende guardando la cartina, rileggendo i nomi di produttori, pensando ai vini che ho assaggiato e che vorrei assaggiare, guardando le foto del viaggio precedente come dispensatrici di sentimenti nostalgici.

Questa volta di appuntamenti ne ho fissati molti meno, sono andata per il salone di Aÿ: Terres et Vins de Champagne dove, lunedì 14 Aprile, erano presenti una ventina di produttori, vignerons, fra i più conosciuti e apprezzati.

Strada facendo ho scoperto che di saloni ve n’erano ben 11, concentrati in soli 3 giorni, sparsi fra Aÿ, Champillon, Ambonnay, Reims, e Épernay.

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Oltre alle varie visite in cantina e degustazioni di chicche particolari fatte su invito personale dai vari produttori della Champagne.

Insomma, mi sono trovata su una giostra meravigliosa senza nemmeno saperlo e ovviamente ho fatto tutti i giri concessi.

 

 

 

Scriverò quindi dell’esclusiva degustazione dei vecchi millesimi di Fûte de Chêne, di Henri Giraud, della colazione con Jean-Hervé e Laurent Chiquet della maison Jacquesson, della visita alla cooperativa Dom Caudron, con le sue cuvèe a base di Pinot Meunier, degli champagne della Cooperativa di Les Mesnil a Les-Mesnil-sur-Oger, uno dei 17 comuni Grand Cru considerati fra i migliori per la produzione di Chardonnay.

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Quello che pero’ nella Champagne davvero mi muove e commuove è girovagare in auto fra un vigneto e l’altro fermandomi quando ne sento il desiderio, fotografando le prime gemme della vite che stanno nascendo e i campi di olio di colza che regalano una macchia di colore a tutto il paesaggio come i girasoli di Van Gogh.olio di colza1

La strada che porta da Épernay a Cramant, Avize, Oger e Le Mesnil sur Oger la percorro ogni volta ed ogni volta mi si allarga l’orizzonte quando arrivo all’incrocio e scorgo la grande vetreria Saint-Gobain proprio a lato.

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E’ l’energia che si sprigiona e che posso sentire pulsare in me. Sono le lacrime che mi scendono, senza averlo chiesto e senza preavviso, ogni volta che respiro profondamente e chiudo gli occhi convinta di essere inghiottita in una spirale senza tempo, come la piccola Alice nel paese delle meraviglie.

Ed è la stessa passione che provo quando bevo i vini di questa terra e ascolto, come fosse sempre la prima volta, i racconti di chi, quei vini, li ha voluti e aiutati ad arrivare a me, a noi, in quella bottiglia che apro come fosse una meravigliosa scoperta, tutte le sacrosante volte.

E questa sensazione così strana e bella io la vorrei proprio condividere e vorrei trovare compagni di viaggio che non vogliano fermarsi al proscenio e alla ribalta, ma che vogliano vedere dietro le quinte come si prepara questo spettacolo naturale, con curiosità e con tanta voglia di imparare.

Al prossimo viaggio allora, vi aspetto!

Votre Dame.

 

 

Champagne Jacquesson: quel che conta è il punto d’inizio.

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Voglio inaugurare il mio nuovo sito e le pagine dedicate ai vini del (mio) cuore aprendo con uno degli champagne che prediligo, Jacquesson è uno dei produttori a me più cari, Jean-Hervé Chiquet che, insieme al fratello Laurent, ha ripreso il controllo della Maison dal 1974.

Ho avuto già modo di parlare dei loro vini, e in particolare della penultima Cuvée della serie 7, esattamente la 736, e l’ho sempre fatto con vero entusiasmo.

Questa volta Jean-Hervé, a casa sua, a Dizy, mi parla in modo più disinvolto, mostrandomi la terra, la cantina, le vasche di fermentazione e la “sala delle prove” in cui vengono raccolte due file di botti riempite con vini diversi,

assemblaggi diversi, affinamenti diversi. Insomma proprio un piccolo laboratorio dove sperimentare cose sempre nuove.
E soprattutto parlandomi delle novità in casa Jacquesson.

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Hervé è convinto, e segue questa filosofia sin da quando si è occupato della Maison, che per fare un buon vino si debba partire da uve buone, impeccabili.
Le vigne sono coltivate in modo biologico ormai quasi per tutti gli ettari diproprietà ma i due fratelli Chiquet non amano apporre etichette e allegare certificati ai loro champagne. A loro basta seguire la natura, rispettarla e aiutarla, laddove possibile, a dare il meglio di quanto possa dare.

I loro champagne devono conservare, in primo luogo, la complessità della terra da cui provengono e, secondariamente, il carattere dell’annata vendemmiata.
I dosaggi degli champagne Jacquesson sono sempre molto ridotti e realizzati in base a continue degustazioni.

Per Jean-Hervé la liqueur d’éxpedition è un elemento del vino, e non una cura. Sante parole!

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Jacquesson produce 4 Lieux Dits (piccole parcelle comunali) che sono solo millesimati e solo quando il millesimo lo consente in termini qualitativi e quantitativi:

1) Dizy, Terres Rouges Rosé – Blanc de Noirs a Pinot Nero
2) Avize, Champ Caïn – Blanc de Blancs
3) Aÿ, Vauzelle Terme – Blanc de Noirs sempre a Pinot Nero
4) Dizy, Corne Bautray – Blanc de Blancs

La decisione di fare i Lieux Dits viene presa dopo un’accurata degustazione “à l’aveugle”, alla cieca, considerando i parametri seguenti:

a) Le uve sono sufficientemente buone per fare questi champagne
b) Le uve sono sufficienti per fare questi champagne

Il Comitato decisionale, per tutti gli champagne Jacquesson, è costituito dai clienti più fidati ed importanti di Jacquesson: gli stessi Jean-Hervé e Laurent Chiquet !

Meraviglioso e significativo l’aneddoto sui Lieux Dits del 2011 raccontatomi da Jean-Hervé:

Il Pinot Noir di Terres Rouges è stato utilizzato in parte per fare il rosé da macerazione e in parte per l’assemblaggio della serie 7xx.
Il Pinot Nero di Vauzelle Terme non era all’altezza e, come il precedente, è stato utilizzato per l’assemblaggio.
Lo Chardonnay di Champ Caïn era buono ma non sufficiente per fare un numero congruo di bottiglie. In assemblaggio anche lui.
Lo Chardonnay di Dizy invece si è rivelato perfetto e alla vendemmia, avvenuta il 14 Settembre, giorno del compleanno della mamma di Jean-Hervé e Laurent, ha partecipato anche lei, insieme ai figli e a tutta l’équipe che ha festeggiato con loro l’avvenimento.

Una delle principali novità è che, a partire dalla vendemmia 2012 il Dizy Terres Rouges non sarà più prodotto in rosé, e quindi con la macerazione sulle bucce, ma con la vinificazione in bianco.
E questo perché, sempre in base a degustazioni e valutazioni continue e attente, gli acini del Pinot Nero di questa zona sembra diano risultati migliori se non sono macerati.

Sino al 2002 Jacquesson proponeva anche i millesimati. Dal 2003 il millesimato uscirà solo in versione Dégorgement Tardif (DT). Il 2020 sarà quindi l’ultimo anno in cui il millesimo verrà commercializzato.

Novità anche per la serie 7xx, di cui ho già illustrato le singolari caratteristiche di assemblaggio nell’assemblaggio nell’articolo sulla Cuvée 736, ora affiancata dalla 737, uscita da poco.

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A partire dalla Cuvée 733, Jacquesson ha tenuto almeno 15/20.000 bottiglie della serie per poter uscire, in tempi più lunghi, con un Dégorgement Tardif della serie 7xx.
A Settembre 2014 uscirà quindi la 733DT, che ho avuto la fortuna di provare proprio in occasione della mia visita.

La vera piccola “rivoluzione” è che i fratelli Chiquet sono i primi a proporre un DT con la cuvée di base, e non con il millesimato.
La loro sicurezza nasce dal fatto che la qualità dell’elemento di partenza, le uve, sia ineccepibile e che quindi possa dare risultati altrettanto eccellenti, se non superiori, con il passare del tempo.

A coronamento di quanto sopra vi è anche la convinzione che il quantitativo prodotto non è destinato a crescere, esattamente l’opposto. Piuttosto che ai grandi numeri, Jean-Hervé e Laurent preferiscono dedicarsi alla cura dell’allevamento in vigna, alle forme di rispetto verso la natura, al continuo miglioramento dei prodotti che riescono a offrire ad un mercato sempre più esigente e poliedrico.

Prima di provare questa chicca pero’, ho avuto modo di assaggiare anche la 737, base vendemmia 2009.
Vino molto affilato ma molto più morbido e fruttato rispetto alla 736, rivelatasi al mio palato maggiormente tagliente e salina.
737 godibile fin d’ora, piena, rotonda.
736 ancora molto giovane, forse troppo. Da tenere ancora qualche anno prima di gustarsela appieno.

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Veniamo quindi alla degustazione.

DT 733
52% Chardonnay, 24% Pinot Noir e 24% Pinot Meunier con 16% di vini di riserva del 2004 e 6% del 2001.
Sboccatura: Settembre 2013

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Il millesimo di base è il 2005.

Inverno freddo, secco. Primavera come da manuale ed estate abbastanza umida. Insomma una stagione pressoché perfetta.
Vendemmia nella seconda metà di Settembre.

All’olfatto colpisce subito la nota di fiori bianchi e di nocciola, mista a sentori di camomilla e di miele.
Una elegantissima complessità intriga la bocca. Una dolcezza apparente di ananas caramellato e vaniglia lascia presto posto ad una crescente mineralità e freschezza.
Sottile e lungo nel suo cammino attraverso le papille, si rivela più che persistente a bocca vuota.
Ho molto amato la compostezza della 733, e questo champagne rivela che, se il punto d’inizio è buono, il risultato, con il tempo, non potrà che essere ottimo.
Aspettiamo quindi il prossimo Settembre per riconfermare queste impressioni ma vi posso assicurare che il successo sarà garantito.

Voto: 90/100

Ho deciso che, nelle mie visite in Champagne, l’ouverture avverrà in casa Jacquesson.
Sempre che Jean-Hervé non sia stanco di bere con me!

Parola di Dame.

Distributore: www.pellegrinispa.net